14/6/19 – Radiofonia. L’Agcom avvia la “Fase 2” del procedimento per l’individuazione del mercato rilevante. Interessanti dati sul comparto radiofonico locale

La delibera n. 224/19/CONS del 7 giugno 2019 (pubblicata nel sito internet Agcom in data 13 giugno u.s.), avvia la consultazione pubblica sulla c.d. “Fase 2” sull’analisi del mercato rilevante della radiofonia e all’accertamento dell’insussistenza di posizioni dominanti in tale settore. Il provvedimento fa seguito alle conclusioni della c.d. “Fase 1”, (delibera Agcom n. 506/17/CONS).
Nel corposo documento di consultazione, l’Agcom analizza, tra l’altro, i mercati dei servizi radiofonici, dettagliando specificamente quello in ambito nazionale (nell’ambito del quale viene condotta anche l’analisi delle posizioni dominanti) e quello in ambito locale.
L’analisi Agcom si chiude con un capitolo di valutazioni conclusive, dove viene, tra l’altro, evidenziato che, con riferimento al mercato nazionale dei servizi radiofonici e della posizione competitiva delle singole imprese in esso presenti, “l’assetto del mercato nazionale dei servizi radiofonici sia, allo stato attuale, caratterizzato, prima facie, da un sufficiente grado di concorrenzialità e di pluralismo. Tale mercato è, infatti, caratterizzato dall’esistenza di numerosi e qualificati soggetti nessuno dei quali presenta quote di mercato tali da poter essere considerato in posizione di significativo potere di mercato”. Per quanto riguarda, infine, la concorrenza dall’esterno del sistema, (diffusione di contenuti sonori e radiofonici via internet, relativi non solo alla diffusione in simulcast dei propri palinsesti da parte dei soggetti esercenti l’attività di radiodiffusione sonora, ma anche all’offerta da parte delle piattaforme di aggregazione online) l’Agcom rileva che, allo stato, “per la percezione da parte dell’utenza e l’ancora contenuta redditività generata dagli stessi, tali servizi non si pongono in concorrenza con i servizi radiofonici tradizionali e, pertanto, le pressioni competitive esercitate dalle citate piattaforme di aggregazione non sono tali da condizionare l’assetto del mercato in esame”.
La consultazione pubblica avrà termine il 13 luglio p.v.
Con riferimento al settore radiofonico locale, emergono alcuni interessanti dati che consentono di avere un quadro di dettaglio di tale comparto. L’Agcom, anzitutto, premette che, per quanto riguarda le fonti di finanziamento del settore radiofonico locale, sono previsti per lo stesso contributi pubblici a sostegno delle emittenti; inoltre le stesse godono di limiti di affollamento pubblicitario meno stringenti rispetto alle emittenti nazionali. infine, le emittenti radiofoniche locali hanno la possibilità di differenziare programmi e pubblicità tra le aree territoriali del bacino servito (c.d. “splittaggio”). Tali previsioni normative rafforzano la connotazione dell’emittenza locale fortemente legata al territorio servito e alle specificità dello stesso, sia per quanto riguarda i contenuti (informativi) trasmessi che per le modalità di remunerazione (raccolta pubblicitaria).
Perimetrando il comparto radiofonico locale, l’Agcom rileva che, a dicembre 2018 (secondo i dati del Roc) l’insieme delle emittenti radiofoniche locali è rappresentato complessivamente da quasi 1.000 emittenti (editori), che diffondono circa 1.300 marchi (radio). Le emittenti monomarchio rappresentano la maggioranza degli operatori, mentre oltre 150 soggetti sono titolari di due marchi.
Provando ad analizzare la numerosità delle emittenti a livello provinciale, l’Agcom rileva che il quadro di distribuzione dei marchi è piuttosto variegato, con un minimo di 10 marchi di alcune province sino ai 90 di Roma e Bari.
In termini di reti trasmissive, il documento Agcom, avvalendosi dei dati del Catasto degli impianti, fa emergere che oltre un terzo delle emittenti radiofoniche locali censite nel citato catasto dichiara un solo impianto trasmissivo. Ma, evidenzia l’Agcom, in funzione della posizione geografica e dell’altitudine, un unico impianto può essere in grado di servire un piccolo centro urbano o un grande capoluogo ad alta densità di popolazione, una valle secondaria o un’area a estensione pluri-provinciale.
Provando a inquadrare il settore radiofonico locale sotto il profilo economico, l’analisi Agcom evidenzia la grande eterogeneità del comparto. Molte sono le società collegate, attraverso partecipazioni del capitale sociale, ad altre radio, o sono controllate da concessionarie di pubblicità, o, infine, fanno parte di realtà imprenditoriali locali attive nell’ambito del SIC (perlopiù nel settore televisivo locale). Dal quadro tratteggiato deriva l’identificazione di tre principali gruppi di imprese radiofoniche operanti nel contesto locale. Al primo gruppo appartengono alcune emittenti, in alcuni casi medio-grandi, aventi in concessione marchi a diffusione locale con bacini di diffusione regionale o pluriregionale, che si contraddistinguono per effettuare solo raccolta pubblicitaria locale in territori più ampi delle regioni. Al secondo gruppo fanno riferimento le radio locali che aderiscono a circuiti pluriregionali, esercite da imprese di medie e medio-grandi dimensioni, con la possibilità di accedere a bouquet di contenuti in grado di attrarre audience nei propri territori di riferimento e una quota potenzialmente significativa di inserzionisti locali. Il terzo gruppo, infine, al quale appartiene la maggioranza delle emittenti radiofoniche locali commerciali e soprattutto comunitarie, è quello delle radio di dimensioni più contenute, che hanno conquistato nicchie di pubblico in contesti territoriali sub regionali e anche sub provinciali.

(Nella foto: da sinistra, Marco Rossignoli, Fabrizio Berrini e il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani a un convegno Aeranti-Corallo)