Nell’attuale universo di diffusione dei contenuti radiofonici, dove la presenza su più piattaforme diviene quanto mai necessaria al fine di presidiare tutte le possibili nicchie di mercato, ci soffermiamo in questo articolo sull’opportunità di essere presenti anche nel c.d. “mondo online”, attraverso aggregatori e/o app dedicate.
Il punto di partenza è, evidentemente, quello di rendere disponibili i propri contenuti (diffusi via etere terrestre) anche in streaming online su internet. Una volta soddisfatto questo requisito di base, occorre trovare soluzioni per farsi facilmente individuare nella moltitudine di contenuti del web. Le due strade praticabili – complementari – sono quella di una app dedicata e quella della presenza sui cosiddetti aggregatori.
Entrambe le soluzioni presentano pro e contro. L’app dedicata consente una maggiore interazione con l’utente finale, permette (a seconda dei casi) l’inserimento di contenuti audiovisivi e di informazioni testuali aggiuntivi, nonché la gestione della pubblicità effettuata direttamente dall’emittente. Tale soluzione richiede, tuttavia, che l’app sia resa disponibile nei principali store, quantomeno per i due sistemi operativi maggiormente diffusi (Android e Apple iOs). Occorre, inoltre, che l’editore realizzi una app ad hoc.
Il principale limite delle app dedicate è legato al fatto che si tratta, comunque, di applicazioni “monomarchio”, che consentono di ascoltare sui dispositivi connessi una sola radio (o un solo bouquet, nel caso in cui un editore sia titolare di più marchi o decida di diffondere i c.d. “brand bouquet”, cioè declinazioni più o meno monotematiche di uno stesso marchio).
La soluzione dell’app dedicata è probabilmente la scelta più semplice da sviluppare per chi dispone di un marchio forte, dove, cioè, l’emittente è molto conosciuta nel proprio territorio e dove è presente uno zoccolo duro di radioascoltatori legati al marchio della radio.
Diversa è, invece, la funzionalità degli aggregatori, che consentono all’utente, con un singolo programma applicativo, di accedere a una moltitudine di contenuti. Si tratta, insomma, di una sorta di porta di accesso al variegato mondo dei contenuti radiofonici disponibili sul web, che offre all’utente una scelta di contenuti molto più ampia di quella disponibile con la sola fruizione in Fm (dove, come evidente, si possono ascoltare solo le radio diffuse da trasmettitori presenti nella zona di ascolto).
Occorre, tuttavia, evidenziare che all’interno di un aggregatore diventa complicato far notare il proprio contenuto radiofonico in mezzo a un’offerta rappresentata da un numero di radio molto elevato, in alcuni casi provenienti da tutto il mondo, in quanto non vi è sostanzialmente alcuna differenza (in termini di immagine percepita dall’utente) tra radio strutturate e diffuse primariamente via etere terrestre e radio disponibili solo via web. E allora, come farsi trovare? Occorre rafforzare l’identità del proprio marchio, puntando sulla c.d. “brand identity”. Occorre, cioè, far sì che i propri ascoltatori abbiano ben chiari l’immagine, il logo e il nome della radio preferita. Un marchio forte e conosciuto fa sì che, qualunque sia la piattaforma diffusiva, il radioascoltatore si faccia soggetto attivo nella ricerca della propria stazione radio. Non è una sfida facile, ma è l’unica possibile.
In questa sfida per il rafforzamento della brand identity, gioca un ruolo decisivo l’azione di promozione diretta che le emittenti possono svolgere attraverso tutti i canali: anzitutto promuovendo e comunicando la propria presenza su internet nel corso dei programmi (invitando, ad esempio, a scaricare la propria app, se disponibile, e comunicando agli ascoltatori la propria presenza sui principali aggregatori radio).
Tale azione promozionale deve, inoltre, essere condotta con forza sia attraverso il proprio sito internet, sia mediante la continua stimolazione degli utenti attraverso i social network.
Oggi promuovere il proprio marchio e i propri contenuti è certamente complesso e richiede un’azione coordinata di tutte le professionalità operanti nell’emittente: solo un’azione sinergica può portare frutti che si possono tradurre, per il radioascoltatore, in una efficace esperienza multicanale.
(Nella foto: Marco Rossignoli)