Delibera 2 dicembre 2003. Documento sui “Reality Shows”

Delibera del 2 dicembre 2003
Documento sui “Reality Shows”

Il Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione per la tutela dei minori in tv ritiene di dover  riportare la propria attenzione sulla programmazione di “reality shows”: sia a consuntivo delle esperienze di questi mesi, sia in vista di una prospettata proliferazione di questo tipo di trasmissione.

Il “Grande fratello” di Canale 5, con particolare ma non esclusivo  riguardo a una collocazione in piena “fascia protetta”, è stato oggetto della prima risoluzione per accertata violazione del Codice,  approvata da questo Comitato  nell’aprile scorso. Tale violazione è stata successivamente  sanzionata dall’Autorità per le garanzie nella comunicazione, cui la risoluzione   era stata subito trasmessa  come il Codice prevede.

Recentemente “L’Isola dei Famosi” di Rai 2 ha dato motivo il 4 novembre  ad una raccomandazione “urgente” del Comitato all’emittente, nell’intento di arginare caratteristiche negative della trasmissione, come l’aggressività  interpersonale   e il turpiloquio, con particolare  ma non esclusivo riguardo alle collocazioni in fascia protetta. La “finale” del programma, nella prima serata del 14 novembre, ha riproposto aspetti che sono risultati tanto piu’ discutibili perché in oggettivo contrasto con la dolorosa congiuntura che il Paese stava vivendo. Ci si riferisce a: turpiloquio, rissosità, accoglienze trionfalistiche ai reduci da un soggiorno paradosticamente periglioso, inserimento di ragazzi in un cast da studio a dir poco assortito.

Il successo in termini di audience ha avuto un “effetto scia” con due prime serate retrospettive e con la serie “Casa Pappalardo” di cui si è iniziata  la programmazione alle ore 18.05 e dunque in “fascia protetta”, nonostante la raccomandazione   citata.

Già si preannunciano  sulle reti nazionali, pubbliche  o private, nuove edizioni  de “Il Grande Fratello” e de “L’Isola dei famosi” e, secondo anticipazioni di stampa, “formati” nuovi, che verrebbero ad aggiungersi tra l’altro  a programmi assimilabili ai “reality shows”, che già occupano  quotidianamente   piu’ ore dei palinsesti pomeridiani.

A fronte di questa tendenza il Comitato si rende conto che programmi siffatti – del resto nati all’estero prima che in Italia – possono soddisfare esigenze di curiosità  ed evasione sentite da larghe porzioni di pubblico e realizzare conseguentemente  ambiti traguardi di audience. Deve però evidenziare i rischi che, tendenzialmente  e strutturalmente, il genere “reality shows” comporta: confusione sistematica tra realtà e finzione, tra cronaca vissuta e recita, tra realtà (plastificata) e artificio (travestito di naturalezza); incoraggiamento  all’esibizione   e al voyeurismo a danno dell’intimità; assillo dell’eccentricità e della trasgressione; competitività strisciante o aggressiva; in conclusione  offese, ora rasentate ora consumate, alla dignità della persona.

Rischi di questo tipo sono insidiosi particolarmente  per i minori. Anche se non tutti e non sempre sono inquadrabili in singoli punti del Codice, certamente – a giudizio del Comitato – sono in contrasto col suo spirito e con le sue finalità. Il Comitato, la cui ragion d’essere è appunto la tutela di chi non ha voce, segnala questi rischi ai responsabili  della programmazione  televisiva. Lo fa adesso, prima che produzioni e palinsesti si consolidino, rendendo piu’ difficili interventi a posteriori.

Considerata la delicatezza della materia il Comitato si aspetta  che le emittenti – e in modo tutto particolare quelle del servizio pubblico – facciano, nella loro autonomia, scelte  responsabili: sia frenando l’espansione  quantitativa  dei reality shows, sia gestendone con ogni oculatezza contenuti, protagonisti, stili, in ogni caso rinunciando a “finestre” all’interno della “fascia protetta” (h. 16.00 – 19.00) e assicurando il rispetto del Codice, cui si sono impegnate, in ogni area di programmazione.

Il Presidente
Dott. Emilio Rossi