Documento del 1° aprile 2008 del Comitato di Applicazione Codice di Autoregolamentazione Tv e Minori su violenza e crimini in tv

Comitato di applicazione
Codice di autoregolamentazione tv e minori

Appello del Comitato su violenza e crimini in TV

Il Comitato di applicazione  del Comitato di autoregolamentazione Tv e minori riunito l’11 marzo e il 1° aprile 2008

ha portato preoccupata attenzione, alla luce dello spirito  e della lettera del Codice, sulla rappresentazione  in tv, a volte  esasperatamente ripetitiva, del crimine e più in generale della violenza comunque declinata: fisica o verbale o psicologica, singola o di branco, traumatizzante o cronicizzata, di mano o di telefonino, di vicinato, scuola, stadio, famiglia

ha riscontrato che eccessi quantitativi  e qualitativi riguardano, con possibili alterazioni  della stessa agenda quotidiana, le trasmissioni propriamente giornalistiche, per le quali non può non tenersi conto, doverosamente ma non illimitatamente, del diritto-dovere di informazione; ma anche riguardano programmi di talk e intrattenimento dove più facilmente possono prevalere obiettivi di sensazionalismo a fini di ascolto con possibili effetti di fascinazione

ha rilevato inoltre  che al duplice rischio, da un lato di enfatizzare situazioni estreme da un altro lato di conferire ordinarietà e attrattiva alla violenza, può concorrere la presenza nei palinsesti, in orario di “televisione per tutti”, di certi film, di fiction anche prodotta o commissionata dalle emittenti, soprattutto di profuse serie di telefilm d’importazione del genere criminal – poliziesco, caratterizzanti da attraente fattura ma anche da violenza dura o sofisticata, anche su donne presentate  come oggetto  seduttivamente mercificato, da crudi accertamenti  necroscopici, da situazioni tendenti a perversione, quasi fosse in atto una vera e propria spirale  estremizzante

segnala aspetti che, nei vari comparti di programmazione, richiedono  attenzione particolare  come: 1) l’incidenza  negativa che non può non avere l’iterazione di certi temi; 2) il coinvolgimento  di minori con problemi  anche di privacy per quanto concerne  l’informazione; 3) la concomitanza  con processi penali e l’uso di materiale giudiziario con la tendenza ad una rappresentazione sulle vicende giudiziarie  come forme esasperate  di spettacolo al di là di ogni insopprimibile esigenza  di cronaca e di informazione  immediata od attuale; 4) l’orario di programmazione, con speciale ma non esclusivo  riguardo alla fascia protetta; 5) l’esigenza  di sempre più adeguati segnali e avvisi (incluse doverose notizie  sulle alternative di programmazione) con l’avvertenza peraltro che nessun  segnale e nessun avviso può legittimare la diffusione  in orario di “televisione per tutti” di trasmissioni decisamente  da riservare a collocazione meno esposta

considerato che la violenza, soprattutto la violenza  sovrarappresentata in televisione, comporta  pericoli per bambini, ragazzi, adolescenti, non solo e non tanto perché può determinare  emulazione, ma perché espone precocemente coscienze in fase di delicata formazione a una visione distorta dei rapporti con gli altri, a turbamento reattivo oppure deprimente, a una deriva di assuefazione desensibilizzante, come è segnalato da una ricerca promossa  dalla Società Italiana di Pediatria, quasi che la violenza fosse normalità in ogni antagonismo tra individui e tra gruppi

ritiene  di fare appello a famiglie, a educatori, a operatori  televisivi, a imprese  di produzione e soprattutto  di emittenza, affinché, ciascuno nel proprio ambito, adottino scelte, anche tecnologiche e di orario, e comportamenti  commisurati alle rispettive  responsabilità, certo di trovare ascolto, tutti avendo a cuore il domani di figli e nipoti

si augura di potere  nel prossimo futuro salutare con apprezzamento i primi segni – unilaterali o concordati che siano – di una significativa  inversione di tendenza.

Il Presidente
Dott. Emilio Rossi