CS 42/99
COMUNICATO STAMPA |
Roma, 27 luglio 1999
Il piano frequenze tv di secondo livello:
si prospetta una ulteriore polverizzazione del settore.
E’ stata dunque resa nota da parte dell’Autorità l’integrazione del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva: nonostante l’evidente volontà dell’Autorità di recepire alcune richieste del Coordinamento AER – ANTI – CORALLO (gli impianti per le TV locali complessivamente pianificati tra I e II livello sono 8124, numero molto vicino a quello degli impianti attualmente eserciti che è di 8279), da un attento esame emerge l’assoluta inadeguatezza di una pianificazione teorica basata sull’azzeramento dell’esistente invece di una valorizzazione dello stesso.
Il piano di secondo livello prevede infatti un numero di canali superiore alle reali necessità in alcune regioni, mentre in altre, oltretutto particolarmente dinamiche e sviluppate, si verifica una drastica riduzione dello spazio radioelettrico disponibile. Emilia Romagna in particolare, ma anche Piemonte, Lombardia e Veneto risultano pesantemente penalizzate.
Infatti molte provincie di queste regioni sono state escluse dalla pianificazione di secondo livello e potranno essere servite soltanto attraverso canali compresi nella pianificazione di I livello con evidenti conseguenze per le emittenti attualmente operanti in tali zone. Per meglio comprendere la gravità della situazione è sufficiente esaminare , per esempio, la situazione dell’Emilia Romagna. In tale regione sarà possibile il rilascio di sei concessioni regionali (attraverso canali del piano di I livello). In tal caso però potranno operare solo ulteriori emittenti che servono Bologna e Forlì, mentre non potrà esistere alcuna emittente provinciale o interprovinciale nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Rimini , Ferrara. Qualora le emittenti regionali fossero cinque anziché sei sarebbe possibile una sola emittente provinciale per ognuna di tali province. I risultati in ogni caso sarebbero drammatici.
L’applicazione del Piano produrrà l’impoverimento e la penalizzazione di molte imprese e creerà comunque una polverizzazione del sistema in modo generalizzato, sconfessando così innanzitutto i “cultori” (tra le forze politiche e di Governo, ma anche in altre associazioni di categoria) dell’idea di un piano iper-selettivo quale condizione necessaria allo sviluppo di pochi, privilegiati, soggetti. L’amaro paradosso è che da queste premesse invece si può sviluppare solo un sistema composto da un numero di soggetti operanti sostanzialmente invariato (se non paradossalmente superiore) a quello attuale, ma avvilendo drasticamente il livello medio imprenditoriale e decimando l’emittenza locale nelle Regioni Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia e Veneto.
Altra nota dolente riguarda proprio il fatto che l’Autorità, in violazione delle norme di legge, non ha determinato precisamente il numero di concessioni assentibili, ma si è limitata a formulare ipotesi alternative tra loro. L’esattezza del numero di concessioni è invece condizione indispensabile per valutare gli effetti pratici dell’applicazione del Piano e per limitare il potere discrezionale dell’Amministrazione in sede di rilascio delle nuove concessioni.
A questo punto il Coordinamento AER – ANTI – CORALLO si mobiliterà sul fronte politico e su quello tecnico.
In sede politica per chiedere l’intervento dei parlamentari e delle forze politiche delle zone escluse dal piano di secondo livello. In sede tecnica per l’impugnazione al TAR Lazio del Piano di secondo livello e preparare la documentazione per la domanda di concessione. E in ogni caso va ribadito che il meccanismo delle graduatorie resta una procedura inaccettabile, già fallita nel 1992, senza peraltro garantire in alcun modo criteri realmente utili ad un corretto sviluppo imprenditoriale del settore.
Il Coordinamento Aer Anti Corallo rappresenta oggi 1300 imprese radiotelevisive italiane sulle circa 1800 operanti |