Intervento dell’avv. Marco Rossignoli, presidente AERANTI e coordinatore AERANTI-CORALLO, alla Conferenza Stampa “La TV digitale deve essere anche locale” svoltasi a Roma presso l’Hotel Nazionale il 21 marzo 2007

Intervento dell’Avv. Marco Rossignoli, Presidente AERANTI e Coordinatore AERANTI-CORALLO,

alla Conferenza Stampa “La TV digitale deve essere anche locale”

svoltasi a Roma presso l’Hotel Nazionale il 21 marzo 2007

 

■ L’avvio della televisione digitale terrestre sia a Cagliari e comuni limitrofi (dove, a decorrere dal 1° marzo u.s., alcune reti televisive nazionali hanno cessato la diffusione analogica), sia nel resto dell’Italia (dove tutte le reti televisive nazionali stanno ancora operando in tecnica analogica), lascia, allo stato, completamente irrisolta la problematica della  transizione alla nuova tecnologia di trasmissione da parte delle imprese televisive locali.

Infatti, ad oggi, la ricezione televisiva continua ad avvenire soprattutto in tecnica analogica e, pertanto, quasi tutte le imprese televisive locali, essendo prive di canali  ridondanti (cioé di due canali in ogni area servita attraverso i quali sia possibile trasmettere simultaneamente sia in tecnica analogica, sia in tecnica digitale,  cosiddetto “simulcast”, sono costrette a continuare a diffondere i propri programmi esclusivamente in tecnica analogica limitando la diffusione digitale esclusivamente alle ore notturne (sugli stessi canali sui quali, in orario diverso viene operata la diffusione analogica); diversamente perderebbero la quasi totalità dei rispettivi ascolti.

 

In questo modo, tuttavia, le tv locali non potranno sviluppare in alcun modo la propria presenza nel mercato digitale e, quando quest’ultimo decollerà, rischieranno di essere marginalizzate.

Le prospettive per l’emittenza locale sarebbero completamente diverse se il processo di digitalizzazione televisiva fosse già in uno stato fortemente avanzato.

In tal modo, infatti, tutta l’utenza opterebbe immediatamente per la ricezione digitale e quindi anche le tv locali avrebbero potuto, fin da ora, convertire i propri canali, in via esclusiva, alla diffusione digitale, iniziando a svolgere l’attività di operatore di rete con  la conseguente possibilità di affiancare alla tradizionale attività televisiva anche la realizzazione di nuovi business come la diffusione di segnali per conto di terzi e la diffusione di dati e servizi digitali.

In questo contesto, un modo per permettere alle tv locali di iniziare ad operare in tecnica digitale è  rappresentato dalla possibilità per le stesse di far diffondere i propri programmi attraverso i multiplex dei grandi operatori nazionali che, ai sensi della legge n. 66 dell’anno 2001, sono tenuti a cedere a terzi il 40 per cento della propria capacità trasmissiva.

 

I criteri per la cessione  di tale capacità trasmissiva sono stati  definiti dalla Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni  con la delibera n. 109/07/CONS emanata nei giorni scorsi e in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Aeranti-Corallo valuta tale delibera in modo negativo e pertanto provvederà ad impugnarla avanti il TAR per il Lazio per chiederne l’annullamento.

Aeranti-Corallo infatti ritiene che il provvedimento debba essere oggetto di un nuovo integrale esame in un’ottica di rispetto del ruolo delle imprese televisive locali e del pluralismo informativo garantito dalle stesse.