Intervento dell’avv. Marco Rossignoli Presidente della CERTIL Confederazione Europea delle Radio e Televisioni Indipendenti e Locali e Coordinatore AERANTI-CORALLO al III Forum dell’Informazione svoltosi a Gubbio dal 19 al 21 ottobre (sezione “Globale ma non troppo. Il fenomeno europeo dell’informazione locale” del 20 ottobre 2001)

Intervento dell’avv. Marco Rossignoli, presidente della CERTIL, Confederazione europea delle radio e delle televisioni indipendenti e locali, presidente AERANTI e coordinatore AERANTI-CORALLO , al III Forum dell’informazione (Gubbio, 20 ottobre 2001, sezione “Globale ma non troppo. Il fenomeno europeo dell’informazione locale”)

Il mercato delle radio e tv locali in Europa

In tutta Europa il settore della radio e della televisione è pienamente coinvolto dalla rivoluzione che accompagna la transizione verso il digitale dell’intero comparto audiovisivo.
Un cambiamento che, lungi dall’interessare solo la dimensione tecnologica dei media, sta trasformando radicalmente ruoli da tempo consolidati e sta aprendo nuove opportunità.
Opportunità per coloro che hanno la capacità di definire strategie atte ad investire l’esperienza maturata nei tradizionali domini per la creazione di innovative modalità di comunicazione.
In questo scenario globale che vede oggi collaborare e contrapporsi il mondo del broadcast con quello delle telecomunicazioni e dell’editoria in genere, la radio e la televisione locale vogliono e possono giocare un ruolo fondamentale e vincente.
Dico vincente in quanto, in questo nuovo dominio, il contenuto rappresenta il vero patrimonio, accanto alla capacità di gestione dei mezzi materiali di distribuzione dello stesso.
Mezzi che oggi sono principalmente rappresentati:
– dalle trasmissioni via etere terrestre analogiche, che presto diventeranno digitali (con un arricchimento notevole in termini di servizi abbinabili alle stesse trasmissioni);
– dal satellite, sia per diffusione di segnali con le modalità radiotelevisive consuete che di segnali cosiddetti a standard IP, cioè della stessa natura delle trasmissioni audiovisive via Internet;
– ovviamente, non dobbiamo dimenticare, dell’Internet stesso, sempre più destinato a diventare mezzo privilegiato di distribuzione audiovisiva su scala planetaria col crescere della capacità di banda.
In tale scenario, dicevo, le imprese radiofoniche locali e le imprese televisive locali sono destinate a svolgere un ruolo di rilievo in quanto detengono l’impareggiabile esperienza della comunicazione di prossimità, del rapporto con il territorio rispetto al quale si pongono oggi su due livelli:
1 – Il ruolo tradizionale, che consiste nell’offrire alla comunità di riferimento un canale di comunicazione attento alla quotidianità e ai fatti più vicini.
2 – Il ruolo nuovo, sempre più concreto grazie alle potenzialità “esplosive” dei nuovi canali digitali, che è quello di rappresentare una “vetrina” del proprio territorio rivolgendosi anche a un pubblico molto lontano. Un pubblico interessato ad avere un contatto di tipo informativo, culturale o commerciale con quella specifica località geografica.
In tale situazione, la difesa e la valorizzazione dell’identità delle imprese radiotelevisive locali devono necessariamente passare anche attraverso una globalità di azione. I comuni interessi e le comuni problematiche di questa dimensione imprenditoriale devono essere condivisi su una scala sempre più ampia e quindi necessariamente su scala europea.

CERTIL

In questo contesto il 30 maggio scorso è stata costituita a Bruxelles “CERTIL“, la Confederazione Europea delle Radio e Televisioni Indipendenti e Locali.

I temi prioritari con i quali il settore dovrà sempre più confrontarsi e sui quali si articoleranno le prime iniziative della CERTIL sono:
– il passaggio dell’emittenza locale alle nuove tecnologie;
– l’accesso al digitale per l’emittenza locale;
– le regole per le trasmissioni pubblicitarie e il ruolo del settore radiotelevisivo locale rispetto alla pubblicità areale;
– i limiti di campo elettromagnetico.

Questi temi sono tutti ampiamente condivisi dalle imprese radiofoniche e televisive locali nei diversi Paesi europei e, dunque, possono certamente trovare miglior approfondimento se dibattuti collettivamente in un contesto strutturato quale è oggi CERTIL.

Inoltre alcuni di questi temi necessitano di interventi normativi a livello transnazionale e un organismo associativo in sede comunitaria può promuovere con maggiore efficacia le istanze specifiche dell’intero comparto.

Obiettivo di CERTIL è quindi quello di rappresentare e promuovere le istanze delle imprese radiofoniche e televisive locali in tutte le sedi politiche e istituzionali della Unione Europea.

Voglio ricordare che i membri fondatori di CERTIL sono le seguenti federazioni nazionali di radio e tv locali:

  • AERANTI-CORALLO (Italia)
  • SIRTI (Francia)
  • T.H.R. Television of Hellenic Region (Grecia)
  • TELESUISSE (Svizzera)

A breve è prevista l’adesione di altre federazioni nazionali di emittenti locali, radiofoniche e televisive, con le quali sono già in corso intensi e proficui contatti.

CERTIL ha sede nel centro di Bruxelles, in Avenue Marnix, 30 nella palazzina della Confcommercio International.

CERTIL ha anche attivato un proprio sito internet all’indirizzo www.certil.com.

Qualche numero

Il settore radiofonico e televisivo locale è quanto mai vitale in tutta Europa.
Operano oggi in Europa (i dati che cito comprendono anche quelli relativi ai Paesi che presto entreranno a far parte dell’Unione Europea) 5388 radio locali commerciali private e 2428 radio no profit, per un totale di 7816 imprese radio private locali.
Allo stesso modo sono attive 700 tv locali commerciali private e 1000 tv no profit, per un totale di 1700 imprese tv private locali.
In questo quadro d’insieme è possibile cogliere con facilità le differenze tra mercati radiotelevisivi locali quanto mai vivaci e competitivi ed altri mercati invece alquanto depressi. La ragione primaria della debolezza o assenza del comparto radio o tv locale in certi Paesi è sostanzialmente da cercarsi nella mancanza di norme adeguate a favorirne lo sviluppo, piuttosto che ad un’incapacità intrinseca di sviluppo di impresa.
Per questo si giustifica pienamente un’azione condotta in modo corale: perché dove si determinano eque condizioni di sviluppo, l’impresa radio e tv locale è in grado di attecchire e di svilupparsi con vivacità, anche a beneficio dell’intero comparto della PMI e del commercio del territorio in cui opera.
E in ogni caso a livello europeo stiamo comunque già parlando di oltre 9.000 imprese di comunicazione radiotelevisiva di prossimità che cercano una strada per fronteggiare, al meglio, il cambiamento tecnologico in atto, senza farsi superare dagli interessi dominanti di poche grandi imprese multinazionali della comunicazione e che, piuttosto, vogliono utilizzare queste nuove opportunità tecnologiche per crescere adeguatamente.

Il Mercato

Questa crescita imprenditoriale deve evidentemente passare anche attraverso un’adeguata raccolta di risorse economiche.
In Italia nel 2000 su 7,3 miliardi di Euro di investimenti pubblicitari complessivi, circa 4,4 miliardi di Euro sono stati raccolti da radio e tv. Registriamo il fatto che alla tv locale sono andati circa 300 milioni di Euro (pari al 7.5% della tv). Per la Radio la raccolta complessiva del mezzo è stata di circa 361 milioni di Euro, dei quali alle radio locali sono andati circa 46 milioni di Euro (una quota pari al 13%)
Confrontandoci con i nostri partner europei abbiamo verificato che:
In Francia la Tv raccoglie complessivamente circa 3 miliardi di Euro, ma la tv locale, che praticamente ancora non esiste per via dei limiti normativi, si limita ad un esiguo 1.5 milioni di Euro (un irrilevante 0.05%), mentre la radio locale, da sempre bene affermata e riconosciuta acquisisce circa 122 milioni di Euro su una raccolta totale della radio pari a 610 milioni di Euro (ovvero conquista il 20%).
In Svizzera la potente lobby della carta stampata fa sì che alla tv complessivamente non vadano più di 309 milioni di Euro, di cui alle tv private elvetiche (tutte locali) spetta il 20% (62 milioni di Euro), mentre un altro 20% va alle emittenti estere, per lo più germanofone) che illuminano il territorio svizzero. La Radio raccoglie complessivamente 155 milioni di Euro, di cui ben l’80% viene spartito tra le radio locali (124 milioni di Euro).
In Grecia il mercato pubblicitario complessivo è attualmente di 1318 milioni di euro. Di questi circa 500 vanno alle Tv e 70 alle radio e, venendo al comparto locale verifichiamo che alle Tv locali vanno circa 200 milioni di euro, mentre alle radio locali vanno circa 20 milioni di euro.

La transizione tecnologica

Parlando di nuove tecnologie dobbiamo ricordare che le principali sfide riguardano ora la transizione delle trasmissioni radio e tv terrestri dalla tecnologia analogica a quella digitale.
Questo si deve tradurre in una rivoluzione che coinvolge anche la totalità del pubblico, che dovrà aggiornare i propri impianti riceventi, ma che in cambio avrà una offerta molto più ampia, arricchita da servizi integrativi del tutto inediti.

La Tv Digitale

Sul fronte della DVB-T la Gran Bretagna ha avviato per prima, nel 1998, la sperimentazione dei programmi basata su una forte integrazione tra programmi nazionali e numerosi programmi di carattere locale. In Irlanda si prevede un simulcast tra analogico e digitale non oltre il 2007.
I Paesi Scandinavi stanno operando al fine di switchare interamente al dominio digitale al più presto. In Olanda il cavo è assai diffuso, ma il governo promuove lo sviluppo della tv digitale terrestre.
Situazione più complessa per la Repubblica Federale Tedesca dove è già molto sviluppata la tv via cavo: la DTT è attesa per svolgere anche i servizi di mobilità indoor e per la ricezione sugli automezzi (la data prevista è quella del 2010). Poco attenti al problema i governi di Austria e Svizzera (ma proprio in Suisse Romande è stato inaugurato questo mese un servizio di pay tv in DVB-T per iniziativa privata), mentre s’è attivato il governo in Francia, che però non ha fissato date certe per la transizione definitiva (è stato definito però un piano di sviluppo della sperimentazione). Anche il Portogallo, pur prevedendo una transizione tra il 2006 e il 2010, anche in conseguenza del limitato mercato, non accelera sul progetto di digitalizzazione. Spagna invece assai sensibile alla questione: è già in corso il piano di copertura con reti tv digitali, che si prevedono a regime e sostitutive dell’analogico nel 2012. All’Est mancano dichiarazioni precise sulla data di transizione, ma già si stanno impegnando nelle sperimentazioni molti Paesi: Polonia, Lettonia, Croazia, repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia.

La Radio Digitale

Veniamo alla radio digitale, il DAB. Il Paese in cui tale soluzione appare meglio sviluppata oggi è la Gran Bretagna, per volontà della BBC e per la piena disponibilità dello spettro radioelettrico. Dalla fine del 1999 sono poi iniziate le prime trasmissioni (10 canali) private e a breve si conteranno anche 153 canali locali.
L’altra nazione che potrebbe dare impulso al DAB è la Germania, che già nel ’95 ha avviato una massiccia sperimentazione con 100 canali in onda, ma in seguito l’esperienza ha subito una battuta d’arresto a causa del mancato coordinamento d’azione tra i diversi Lander (cui è demandata la responsabilità gestionale delle iniziative editoriali). In ogni caso si prevede la completa transizione al digitale tra il 2010 e il 2015.
In Francia dal 2000 opera la prima postazione DAB su Parigi, ma nonostante il progetto sia stato avviato sin dal ’91, ancora mancano regole definite e un programma con tempi certi.
In Spagna abbiamo oggi 16 canali digitali radiofonici attivi, distribuiti su due postazioni. Si prevede una copertura dell’80% del territorio entro il 2004, ma nessuna data è fissata per il definitivo passaggio al digitale.
Da questi dati si evince che, mentre la tv digitale terrestre, DVB-T, sta seguendo un iter meglio definito e, seppure con inevitabili incertezze, ci sarà sicuramente una svolta nei prossimi dieci anni, la radio digitale terrestre, DAB-T, pur muovendo anche in anticipo i primi passi, continua ad avere maggiori incognite rispetto ai tempi effettivi di una sua eventuale affermazione (anche alla luce del fatto che sono meno numerosi i Paesi in cui il problema sia veramente sentito, al di là delle sperimentazioni di trasmissione).

Conclusioni

CERTIL è il soggetto che intende confrontarsi a livello comunitario pertanto tutte le esperienze positive di quei paesi nei quali l’impresa radiotelevisiva locale si dimostra affermata al fine di garantire da una parte omogenee possibilità di sviluppo in tutti gli stati europei e da una altra parte per offrire alle nuove realtà e a quelle già affermate nelle trasmissioni analogiche di poter avere piena possibilità di accesso anche ai nuovi scenari tecnologici digitali e quindi ai nuovi mercati che si prospettassero.