TeleRadioFax N.03/99 – 13 Marzo 1999

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Sommario:


400 IMPRESE RADIOTV PRESENTI AL CONVEGNO NAZIONALE DEL 10 MARZO
Chiesto al Governo il varo del ddl 1138 prima pagina del rilascio delle nuove concessioni e l’esclusione dell’emittenza locale della “par condicio”: diversamente il Coordinamento promuoverà entro pochi mesi referendum abrogativo. Annunciata la firma del Ccnl.

 

■ Si è svolto a Roma il Convegno Nazionale “Decreto Legge 15/99 : non solo Pay-Tv“, promosso dal Coordinamento Aer Anti Corallo. Davanti a circa 400 editori radiotelevisivi provenienti da tutta Italia e ad una quarantina di testate giornalistiche (agenzie, stampa, radio e tv), dopo l’introduzione ai lavori fatta dal segretario nazionale Aer Fabrizio Berrini, Marco Rossignoli, Presidente Aer, Eugenio Porta, Presidente Anti e Luigi Bardelli, Presidente Corallo, in rappresentanza dell’emittenza locale hanno posto precise richieste al Governo, rappresentato in questa occasione dall’On. Vincenzo Vita, Sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni, e ai rappresentanti delle forze politiche presenti: On. Giuseppe Giulietti (Ds), On. Giorgio Merlo (Ppi), Sen. Stefano Semenzato (Verdi), Dr. Sergio Bellucci (Rc) e On. Sergio Rogna (Democratici). Moderatore è stata Elena Porta, segretario nazionale Anti. Come da programma, sono state presentate le proposte del Coordinamento di modifica al Decreto legge 15/99, all’esame del Parlamento (che deve essere convertito in legge entro il 31/3/99), le proposte per garantire all’emittenza televisiva e radiofonica locale spazi adeguati in sede di pianificazione delle frequenze e di rilascio delle nuove concessioni, le proposte per una riforma organica del settore e per il regolamento che il Ministero delle Comunicazioni dovrà emanare per gli incentivi a sostegno delle Tv locali previsti dall’art. 45, comma 3 della legge 448/98 (collegato alla Finanziaria 1998). E’ anche stata espressa chiaramente la protesta delle emittenti contro il meccanismo falcidiante per le Tv locali previsto dal piano di assegnazione delle frequenze (Delibera 68/98 dell’Autorità) e dal regolamento per il rilascio delle nuove concessioni (Delibera 78/98 dell’Autorità). Un piano delle frequenze -ha detto Marco Rossignoli- che decurta del 280% circa gli spazi radioelettrici per le locali non è più tecnico, ma politico. Per questo lo contestiamo nella sua integralità. Attendiamo che la Camera recepisca le nostre proposte di emendamento, anche perché non mancherebbero i tempi tecnici per il riesame al Senato. Ma il passaggio è fondamentale per dare chiarezza a quanto è in atto, con consultazioni trasparenti a differenza di quanto fin qui accaduto. Anche ricordando l’ingiustificato arresto dell’iter di assegnazione dei canali ex-Telepiù spettanti alle locali, dopo che invece tutto è stato celermente fatto per le nazionali. “Col digitale alle porte- ha incalzato Luigi Bardelli- è ancora più grave pensare ad una rivoluzione distruttiva delle identità locali, quale nei fatti è il punto di partenza dell’Authority, creando anche disagi ai teleutenti. Tra un paio d’anni sarà disponibile il Dvb-t che creerà spazio per tutti a costi sostenibili. Questo previsto, inutile passaggio falcidiante è inaccettabile”.

 

“Un sistema televisivo sano – ha commentato Eugenio Porta – si fonda sull’emittenza locale: ragioni costituzionali e tecniche avvalorano questo principio. E una giornata come questa dimostra anche quale forza scaturisca dall’unità tra le imprese locali”.

 

PAR CONDICIO: O SI CAMBIA, O REFERENDM

 
 

■ Altro tema fondamentale è stato quello della “par condicio”, che è stato chiesto sia soppressa per la parte relativa all’emittenza locale, che per sua natura può garantire democrazia al sistema, senza dover sottostare alle limitazioni attualmente in vigore, anche contraddittorie con i doveri informativi delle emittenti stesse.

 

Una richiesta di intervento correttivo che, ha detto Rossignoli “se non venisse entro tempi brevissimi, ovvero qualche mese, ci costringerebbe a promuovere una raccolta di firme su scala nazionale per la richiesta di un referendum abrogativo!”. Una proposta che ha immediatamente riscosso l’adesione entusiastica e plebiscitaria della sala.

 

L’ipotesi referendaria, ha precisato Rossignoli, “si intende aperta naturalmente alla collaborazione con tutte quelle forze politiche, sociali e di settore che volessero concorrere a realizzarla, nell’interesse di una vera democrazia delle comunicazioni”.

 

REPLICHE POLITICHE

 
 

■ Il Sottosegretario Vincenzo Vita, pur tentando di ripercorrere la storia recente del settore a dimostrare la propria disponibilità e attenzione, ha comunque detto “no a ogni tentativo di bloccare il processo che stiamo tentando di portare avanti”.

 

Sul punto della par condicio, Vita ha detto “posso pensare che si possa anche rompere quella maglia bloccatissima in ragione del pluralismo, ma solo in condizioni in cui si sappia meritare sufficiente credibilità. Le emittenti locali non devono tirare la volata elettorale a certi candidati in grado di investire. La par condicio si può rivedere, raccolgo questo invito, ma con elementi di tutela di tutti i candidati e tutte le culture”.

 

L’On. Giorgio Merlo ha sottolineato un aspetto di particolare interesse: “il futuro deve vedere le emittenti locali coinvolte in un progetto di sussidiarietà nella comunicazione del servizio pubblico Rai. E dal punto di vista editoriale, per quello che riguarda anche il 1138, è giusto che sia lasciata più libertà di scelta agli editori in base alla propria vocazione”.

 

Il Dott. Sergio Bellucci ha invece rimarcato che “stiamo vivendo una fase di transizione: nel settore a tutti i livelli serve una motivazione politica forte per adottare scelte innovative, come fu all’inizio del dibattito sull’emittenza. La questione del passaggio al digitale va posta al Governo come esigenza da subito, per essere attori nella transizione e non succubi dei grandi gruppi che certamente si muoveranno”.

 

Il Sen. Stefano Semenzato ha aggiunto “che nell’ambito della definizione di servizio pubblico sia da cercare il ruolo delle emittenti locali. Credo poi che oggi esista una pressione sulle antenne locali da parte di soggetti nuovi, nazionali e internazionali, che si interessano alle opportunità create dal digitale e approfittano della mancanza di norme complessive. Il 1138 deve essere lo strumento che riordina le regole per il passaggio dei prossimi anni”.

 

E per finire la parola è andata a Sergio Rogna, che ha proposto di recuperare uno spirito di “rivoluzione vera per creare il pluralismo nel luogo del monopolio. La rivoluzione ha portato al duopolio e quindi non s’è davvero compiuta. Serve il recupero delle ambizioni del ’76”.

 

Chiudendo i lavori, Marco Rossignoli ha ribadito che a questo punto si deve concentrare l’azione politica delle imprese radiotelevisive sul fatto che venga rivitalizzato al più presto il ddl 1138, affinché si dia seguito al percorso indicato dall’importante ordine del giorno del Senato approvato il 3 marzo, con il quale si auspica che la riforma complessiva del settore venga effettuata prima del rilascio delle nuove concessioni.

 

O ci ritroveremo alla situazione del piano elaborato nel 1992, che portò alle graduatorie dell’agosto dello stesso anno, poi fortunatamente disapplicate.

 

E per quanto concerne la par condicio l’unica chiara soluzione è che salti la gabbia: si tolga il riferimento all’emittenza locale dall’articolo 1, comma 2, della legge 515/93. Diversamente il coordinamento promuoverà certamente referendum abrogativo”.

 

CCNL DEL COORDINAMENTO CON I SINDACATI AUTONOMI

 
 

■ Il convegno è stato anche occasione per annunciare ufficialmente l’avvenuta firma del contratto collettivo nazionale di lavoro per il settore radiotelevisivo, sottoscritto il 9 marzo da Aer, Anti e Corallo con Fenasalc-Cisal e Cisal.

 

Precisamente Aer e Corallo hanno aderito al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro già in essere tra Fenasalc-Cisal, Cnai e Anti, relativo al settore radiotelevisivo. Questo contratto è in essere dal 1995 e l’adesione di Aer e Corallo si intende sino alla prossima naturale scadenza, fissata per il 31 dicembre 1999.

 

A seguito dell’adesione complessiva delle associazioni del “Coordinamento Aer Anti Corallo”, questo contratto interessa oltre 3000 posti di lavoro, distribuiti nell’76,75% delle imprese radiofoniche e nel 54,62% delle imprese televisive locali italiane.

 

Il testo del contratto verrà inviato nei prossimi giorni a tutte le imprese Aer, Anti e Corallo.

 

In ogni caso possiamo anticipare che questo contratto risulta vantaggioso sia per le imprese che per i lavoratori: in particolare per la sua maggiore flessibilità, per la più accurata definizione delle figure professionali, al fine di una più coerente gestione delle imprese e per il fatto che prevede, come novità importante, il riconoscimento anche nel settore radiotelevisivo della figura dell’apprendista.

 

Le firme sul contratto sono state poste da Pietro Venneri per Cisal, da Adriano Cosimati per la Fenasalc-Cisal, , da Marco Rossignoli e Fabrizio Berrini per l’Aer, da Eugenio Porta per l’Anti, da Luigi Bardelli per il Corallo e da Orazio di Renzo per il Cnai.

 

SEMINARIO SULLA TV DIGITALE: INVITATI I DIRIGENTI DEL COORDINAMENTO

 
 

 Il 3 marzo si è svolta una giornata di seminario tecnico sulla tematica della tv digitale, con particolare riferimento al Dvb-T, organizzata dall’azienda Abe Elettronica di Caravaggio (Bg) e a cui sono stati invitati i dirigenti delle associazioni del Coordinamento Aer Anti Corallo.

 

■L’incontro è stato decisamente proficuo: è stata sviluppata in modo dettagliato la problematica della nuova tecnologia di trasmissione digitale, sia nei suoi aspetti tecnologici che economici.

 

Roberto Valentin, titolare di Abe Elettronica e qualificato esperto del settore, ha confermato che la trasmissione terrestre di segnali tv con tecnologia digitale è sicuramente realizzabile in termini concreti nell’arco di un paio di anni e che i vantaggi che questa comporterà per le imprese e per gli utenti sono molteplici.

 

I segnali Dvb-T saranno veicolabili sulle stesse frequenze Uhf e con le stesse antenne attualmente utilizzate, ma col vantaggio di permettere la diffusione di ben 4 differenti programmi tv (oltre a circa 4 programmi stereo radio e a un canale dati) nello stesso spazio oggi occupato da un solo canale.

 

Oltre ai vantaggi in termini di maggiore qualità di ricezione per gli utenti, è evidente come questa nuova opportunità risolva anche il problema dell’affollamento dell’etere.

 

Anche i televisori tradizionali potranno essere utilizzati per la ricezione, semplicemente attraverso l’aggiunta di un cosiddetto “set top box” per la conversione del segnale digitale in analogico. In termini di costo è stato stimato che un sistema completo per la trasmissione digitale sarà economicamente accessibile, poiché le spese per la sua installazione saranno poi ripartite tra i quattro programmi diffusi. Il costo complessivo potrebbe attestarsi sui 370 milioni (partendo dai coder digitali mpeg-2, sino al trasmettitore digitale, passando per i necessari ponti e modulatori).

 

Il che si traduce in una spesa pro capite inferiore ai 100 milioni a programma per impianto, senza contare che le potenze impiegate potranno essere decisamente inferiori (a parità di risultato di illuminazione).

 

LA PROVINCIA DI TRENTO IMPUGNA IL PIANO AVANTI LA CORTE COSTITUZIONALE

 
 

■ Un’importante iniziativa è stata assunta dalla provincia autonoma di Trento, che ha impugnato il Piano Nazionale di assegnazione delle frequenze dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni innanzi alla Corte Costituzionale, sollevando un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato.

 

Con tale ricorso, la Provincia autonoma di Trento ha chiesto alla Corte Costituzionale di dichiarare che non spetta allo Stato di approvare, con delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni del 30 ottobre 98 n° 68, il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva, senza intesa con la Provincia e senza motivazione sulla necessità di provvedere unilateralmente. La Provincia di Trento ha chiesto conseguentemente che la suddetta delibera venga annullata nella parte in cui essa, in tali condizioni, approva il Piano relativo alla Provincia di Trento per violazione di principi e norme costituzionali e legislative.

 

Il ricorso alla Corte Costituzionale si aggiunge alle numerose impugnazioni pendenti avanti il Tar Lazio che devono essere esaminate nel merito.