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Sommario
L’AUMENTO DEI COSTI DI ENERGIA ELETTRICA PER ALIMENTARE GLI IMPIANTI DI TRASMISSIONE STA DIVENTANDO INSOSTENIBILE
■ La corsa inarrestabile dei prezzi delle materie prime energetiche e dell’inflazione che viaggia intorno all’8 per cento – in gran parte determinata proprio dalle tensioni sulle materie prime causate dal conflitto bellico in Ucraina – si sta abbattendo sui bilanci delle imprese, con un aumento delle bollette che, di giorno in giorno, sta diventando sempre più insostenibile.
In questo contesto i costi per l’energia elettrica per alimentare gli impianti di trasmissione delle imprese radiotelevisive si sono mediamente raddoppiati, con evidenti conseguenze per l’andamento economico delle imprese stesse. Secondo una stima dell’Ufficio Studi di Confcommercio, cui aderisce AERANTI-CORALLO, da qui fino ai primi sei mesi del 2023, sono a rischio circa 120 mila imprese del terziario di mercato. Gli interventi normativi degli ultimi mesi, sia quelli riguardanti le circa tremila imprese cosiddette “energivore” cioè a forte consumo di energia elettrica, come definite dal Decreto ministeriale 21 dicembre 2017 (tra le quali non vi sono le emittenti locali), sia quelli riguardanti le imprese (diverse dalle energivore) come le emittenti locali, dotate di contatori di energia elettrica in alcuni casi di potenza disponibile inferiore a 16,5 kW (per tali imprese gli interventi normativi sono stati minimali) e, in altri casi, di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, si sono rivelati piuttosto deboli per contrastare efficacemente l’incremento dei costi di energia elettrica.
Con riferimento al secondo e terzo trimestre 2022, infatti, come è noto, il credito di imposta riconosciuto alle imprese energivore è del 25 per cento delle spese ammissibili per l’acquisto della componente energetica effettivamente utilizzata, mentre il credito di imposta riconosciuto alle imprese dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW (tra le quali vi sono varie emittenti locali) è del 15 per cento delle spese ammissibili per l’acquisto della componente energetica effettivamente utilizzata.
Le imprese dotate esclusivamente di contatori di energia elettrica di potenza disponibile inferiore a 16,5 kW (tra le quali vi sono varie emittenti locali) non fruiscono di crediti di imposta, ma beneficiano solo dell’azzeramento degli oneri generali di sistema del settore elettrico.
In ogni caso, essendo l’aumento dei costi di energia elettrica una problematica che riguarda tutte le tipologie di imprese, è evidente che, per pervenire a soluzioni valide, la stessa debba essere affrontata dalle rappresentanze associative confederali e non dalle singole associazioni di categoria.
Confcommercio – Imprese per l’Italia, cui aderisce AERANTI-CORALLO, è in questi giorni è particolarmente impegnata sul tema. In particolare le prime proposte formulate da Confcommercio – Imprese per l’Italia sono le seguenti:
a) incremento del credito di imposta dal 15% al 50% nel caso di aumenti del costo dell’energia superiori al 100% (misura da estendersi anche all’ultimo trimestre del corrente anno);
b) possibilità di rateizzazione di tutte le bollette che si ricevono fino a dicembre 2022;
c) incremento fino al 90% della copertura offerta dal Fondo di Garanzia per le PMI anche per i finanziamenti richiesti dalle imprese per far fronte alla esigenza di liquidità determinata dall’aumento del prezzo dell’energia elettrica;
d) accessibilità al credito di imposta anche per le imprese che non sono titolari di POD di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW.
La problematica dovrà, in ogni caso, essere oggetto di approfondito confronto, per trovare efficaci soluzioni definitive (es. tetto alle spese di energia elettrica; copertura integrale dei maggiori costi, etc, temi sui quali molte forze politiche si stanno esprimendo in questi giorni nell’ambito della campagna elettorale) con il nuovo Governo che si insedierà, all’esito delle elezioni politiche del 25 settembre p.v.
Sul punto sarà, comunque, molto rilevante la posizione che verrà assunta a livello europeo per contenere i costi della energia elettrica e per sostenere le imprese.
INDENNIZZI FREQUENZE TV: PUBBLICATO DAL MISE IL SESTO DECRETO DIRETTORIALE CHE DEFINISCE GLI IMPORTI DEGLI INDENNIZZI AGLI OPERATORI DI RETE LOCALI
■ Il Ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato lo scorso 8 agosto il sesto decreto direttoriale (datato 5 agosto 2022) con il quale vengono definiti gli importi relativi agli indennizzi spettanti ad ulteriori operatori di rete locali ai sensi del decreto in data 27 novembre 2020 del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, a seguito del rilascio delle relative frequenze.
Gli indennizzi vengono corrisposti nella misura di 0,34 euro per abitante residente in ciascuna delle province oggetto del diritto d’uso rilasciato e nella misura di € 3.800,00 per ciascun impianto disattivato.
Come già indicato dal Ministero nei cinque precedenti decreti di riconoscimento degli indennizzi, tali importi sono stati determinati tenendo conto che è pendente un elevato numero di ricorsi inerenti la richiesta di integrazione ed estensione dei titoli precedentemente rilasciati dal Ministero.
Il MiSe ha, pertanto, stabilito di determinare un valore unitario dell’indennizzo per abitante e per impianto che consenta di poter disporre delle risorse economiche necessarie al ristoro di tutti i soggetti anche nei casi di soccombenza del Ministero nei contenziosi di cui sopra che determinerebbe un conseguente aumento sia della popolazione totale cumulativamente coperta dai diritti d’uso che del numero totale degli impianti.
Il decreto specifica, inoltre, che qualora, a conclusione della procedura e ad esito degli eventuali contenziosi, dovessero residuare somme destinate all’erogazione degli indennizzi, il Ministero si riserva la facoltà di ridistribuire agli aventi diritto tali somme adottando criteri di ripartizione coerenti con quanto disposto dal decreto 27 novembre 2020.
A questo link il decreto direttoriale 5 agosto 2022 e il relativo allegato.
IL NUOVO PIANO DI ASSEGNAZIONE DELLE FREQUENZE PER LA RADIOFONIA DIGITALE DAB+
■ Con delibera n. 286/22/CONS del 27 luglio 2022, pubblicata il 4 agosto u.s. nel proprio sito web, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha approvato il Piano nazionale provvisorio di assegnazione delle frequenze in banda VHF-III per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica digitale DAB+ (PNAF-DAB).
Il nuovo Piano, previsto dalla legge di bilancio 2019, è stato pubblicato a seguito di una lunga consultazione, cui è intervenuta AERANTI-CORALLO che, nel corso del procedimento, ha ripetutamente evidenziato la necessità di prevedere un numero adeguato di frequenze per l’emittenza locale.
In alcune aree geografiche le risorse radioelettriche previste dal Piano per l’emittenza locale risultano, tuttavia, particolarmente limitate.
La nuova pianificazione prevede la suddivisione dell’Italia in 21 bacini (19 bacini regionali oltre a due bacini provinciali per le province autonome di Trento e di Bolzano).
Specificamente, il Piano prevede tre reti regionali in tutte le regioni, eccezion fatta per la Puglia e l’Abruzzo (che ne hanno solo due ciascuna) e il Molise (che ne ha solo una). Inoltre, vengono pianificate quattro reti a livello regionale in Sicilia. In alcune regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia) sono altresì previste una o più ulteriori reti con copertura provinciale o pluriprovinciale.
Il nuovo Piano è basato sull’impiego delle frequenze assegnate all’Italia dagli accordi di Ginevra del 2006 (GE-06) e dagli accordi di coordinamento internazionale successivamente intervenuti (Italia-Svizzera; Italia-Austria; Italia-Malta; Italia-Francia-Principato di Monaco-Città del Vaticano, c.d. “accordo tirrenico”). Non è stato, invece, sottoscritto l’accordio adriatico-ionico con Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Montenegro, Slovenia.
Occorrerà ora conoscere in quali tempi il Ministero dello Sviluppo Economico intenda dare attuazione a tale Piano.
A questo link è pubblicata la delibera Agcom n. 286/22/CONS nonché i relativi allegati.
DL AIUTI BIS: PER MIGLIORARE IL SERVIZIO TV OCCORRE RAFFORZARE LA NORMA PER L’ATTIVAZIONE DI IMPIANTI DI DIFFUSIONE DI COMUNI E COMUNITA’ MONTANE
■ Nel recente decreto “aiuti bis” (DL 9 agosto 2022, n. 115, pubblicato in G.U. n. 185 del 9 agosto u.s.), recante “Misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali”, è stato previsto, tra l’altro, all’art. 28 (intitolato: “Misure di accelerazione degli interventi infrastrutturali in materia di trasmissione televisiva”) quanto segue:
“1. Al fine di consentire ai comuni, alle comunità montane o ad altri enti locali o consorzi di enti locali non rientranti nella zona di coordinamento radioelettrico internazionale concordata con i Paesi radio-elettricamente confinanti la prosecuzione della trasmissione via etere simultanea e integrale dei programmi televisivi diffusi in ambito nazionale e locale ai sensi dell’articolo 27 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208, e di garantire la continuità della fruizione dei programmi televisivi della popolazione residente in aree nelle quali gli interventi infrastrutturali necessari per la ricezione del segnale televisivo non risultano sostenibili economicamente, a valere sulle risorse di cui all’articolo 1, comma 1039, lettera c) della legge 27 dicembre 2017, n. 205 una quota sino a 2,5 milioni di euro è destinata per l’anno 2022 all’adeguamento degli impianti di trasmissione autorizzati da riattivare nelle suddette zone con un limite massimo dell’80 per cento delle spese sostenute e comunque per un importo non superiore a 10.000 euro.
2. Con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono individuate le modalità operative e le procedure per l’attuazione degli interventi di cui al comma 1.”.
Da un primo esame della norma appare comunque evidente che la misura si presenti molto debole per dare soluzione alle numerose criticità tecniche relative alla ricezione del segnale delle tv locali, sorte a seguito del recente processo di transizione alla tv digitale terrestre di seconda generazione.
Infatti, la norma consente di finanziare solo impianti ubicati in territori non rientranti nella zona di coordinamento radioelettrico internazionale concordata con i Paesi radioelettricamente confinanti (e quindi in territori molto limitati nel nostro Paese), ovvero impianti finalizzati a garantire la continuità della fruizione dei programmi televisivi della popolazione residente in aree nelle quali gli interventi infrastrutturali necessari per la ricezione del segnale televisivo non risultino economicamente sostenibili.
Con riferimento a questo secondo aspetto occorrerà conoscere (attraverso l’emanando decreto attuativo) quali siano le aree nelle quali i suddetti interventi non risultino economicamente sostenibili.
In ogni caso lo stanziamento previsto dalla norma (2,5 milioni di Euro, con un massimo di Euro 10mila a impianto) consente di finanziare un numero di circa 250 impianti che, tenendo conto degli operatori di rete nazionali e locali operanti si presenta particolarmente esiguo.
AERANTI-CORALLO ritiene che la norma in esame debba essere modificata nell’ambito della conversione in legge del sopracitato decreto legge e ha formulato, pertanto, una proposta di emendamento finalizzata alla modifica da parte del Parlamento del sopracitato art. 28 del decreto legge, prevedendo anche un incremento dello stanziamento da 2,5 a 10 milioni di euro, che favorirebbe l’attivazione di un maggior numero di impianti di comuni, comunità montane, ecc.
RADIOTER PRIMO SEMESTRE 2022: PUBBLICATO IL VOLUME
■ Tavolo Editori Radio ha pubblicato lo scorso 30 agosto il volume contenente tutti i dati degli ascolti della radio in Italia, in forma aggregata e per singole emittenti iscritte all’indagine, relativi al 1° semestre 2022 dell’indagine RadioTER 2022.
Il volume è articolato in sette capitoli riferiti a: Ascoltatori nel Giorno Medio; Ascoltatori per fasce orarie di tre ore; Ascoltatori per fascia di un’ora; Ascoltatori nei 7 giorni; Durata media di ascolto; Ascoltatori per luoghi e device; Ascoltatori per quarto d’ora.
Dall’analisi dei dati relativi ai dispositivi di fruizione del mezzo radio, e a quelli relativi ai diversi luoghi di ascolto emerge una serie di interessanti evidenze.
Relativamente ai device di ascolto, l’autoradio si conferma il principale dispositivo, con 23.389.000 ascoltatori. Al secondo posto, con 9.794.000 ascoltatori, troviamo l’ascolto “via apparecchio radio”.
Al terzo posto vi è l’ascolto “via tv canale televisivo della radio” (la c.d. “radiovisione”), con un dato pari a 3.835.000 ascoltatori, cui va aggiunta la fruizione “via tv solo audio” per 1.031.000 ascoltatori. Seguono l’ascolto via telefono cellulare/smartphone (3.456.000 ascoltatori); via pc/tablet (1.051.000 ascoltatori) e via smartspeaker/assistente vocale (1.008.000 ascoltatori). Ovviamente ogni ascoltatore può ascoltare la radio attraverso più dispositivi.
Il totale degli ascoltatori della radio nel giorno medio, relativamente al primo semestre 2022, è stato di 33.646.000. Con riferimento ai luoghi di ascolto, la tavola n. 15 evidenzia che sul totale degli ascoltatori, sempre con riferimento al giorno medio, 6.809.000 ascoltano la radio solo in casa, 19.095.000 la ascoltano solo fuori casa, mentre 7.146.000 fruiscono del mezzo sia in casa, sia fuori casa.
La successiva tavola 16 consente di determinare, tra tutti gli ascoltatori della radio fuori casa (base di 26.241.000 ascoltatori), quali sono i luoghi preferiti di ascolto.
Prevale l’ascolto in automobile (23.495.000 ascoltatori), seguito dall’ascolto sul luogo di lavoro (3.381.000); su altro mezzo di trasporto (841.000), in luogo pubblico all’aperto – per strada (674.000). Più marginale il numero degli ascoltatori in luoghi diversi (locale pubblico (502.000), in altro luogo (192.000), in un negozio (80.000), in un supermercato/centro commerciale (72.000), in uno studio professionale (45.000).
A questo link è disponibile il volume RadioTER 2022 relativo al 1° semestre 2022.
RISPOSTA A INTERPELLO DELLA AGENZIA DELLE ENTRATE: IL CONTRIBUTO PREVISTO PER IL RILASCIO DELLE FREQUENZE DEL DIGITALE TERRESTRE DA PARTE DELLE TV LOCALI DEVE QUALIFICARSI COME SOPRAVVENIENZA ATTIVA. LE SOMME INCASSATE CONCORRONO A FORMARE IL REDDITO NELL’ESERCIZIO IN CUI SONO STATE INCASSATE O IN QUOTE COSTANTI NELL’ESERCIZIO IN CUI SONO STATE INCASSATE E NEI SUCCESSIVI, MA NON OLTRE IL QUARTO
■ A seguito di un interpello formulato da una impresa televisiva locale del sistema associativo AERANTI-CORALLO, l’Agenzia delle Entrate ha fornito la risposta n. 427/2022 (a questo link) in cui si afferma, tra l’altro, che, dall’esame della disciplina regolativa del rilascio delle frequenze, emerge che il contributo in esame viene erogato per finalità che esulano dall’acquisto di beni ammortizzabili o dal sostenimento di costi dell’esercizio, essendo l’indennizzo erogato a fronte della coattiva cessazione del diritto d’uso delle frequenze per la trasmissione dei programmi, nell’ambito dell’erogazione del servizio digitale terrestre.
Inoltre, l’Agenzia delle Entrate ha affermato che la qualificazione dell’indennizzo come contributo in conto capitale e la sussumibilità come sopravvenienza attiva può evincersi anche avendo riguardo a quanto espressamente disposto con l’articolo 11-bis del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69. In tale contesto, infatti, per le somme erogate a titolo di compensazione per il volontario rilascio delle frequenze a carico delle emittenti televisive locali, il legislatore ha stabilito che le stesse fossero da qualificare come «contributi in conto capitale».
L’Agenzia ha, pertanto, ritenuto che il contributo percepito nell’anno corrente dalla società interpellante e previsto ex lege per il rilascio delle frequenze del digitale terrestre debba qualificarsi come sopravvenienza attiva ai sensi dell’articolo 88, comma 3, lett. b) del TUIR, con la conseguenza che le somme in parola concorrono a formare il reddito nell’esercizio in cui sono state incassate (o in quote costanti nell’esercizio in cui sono stati incassati e nei successivi ma non oltre il quarto).
La risposta all’interpello scritta e motivata (come nel caso di specie), pur rappresentando un importantissimo punto di riferimento per tutte le tv locali destinatarie degli indennizzi di cui sopra, ai sensi dell‘art 11 della Legge 27 luglio 2000, n. 212, vincola ogni organo della amministrazione con esclusivo riferimento alla questione oggetto dell’istanza e limitatamente al richiedente.
AL VIA LE TRASMISSIONI DI LIGURIA DAB, OPERATORE LOCALE DI RETE DAB+ DEL SISTEMA ASSOCIATIVO AERANTI-CORALLO
■ Prosegue l’attività dell’emittenza radiofonica locale del sistema associativo AERANTI-CORALLO finalizzata allo sviluppo delle trasmissioni radiofoniche digitali Dab+.
E’ stata, infatti, avviata l’attività di sperimentazione di tali trasmissioni da parte di Liguria Dab, operatore locale di rete Dab+ facente parte di detto sistema associativo.
Liguria Dab opera sulla frequenza 10A dal sito di Monte Fasce (Genova).
La società è attualmente partecipata dalle seguenti emittenti radiofoniche locali: Babboleo Suono; Radio Aldebaran; Radio Beckwith Evangelica; Radio Canelli; Radio Mater; Radio Mitology 70-80; Radio Quattro; Radio Vallebelbo National Sanremo; Radio Zainet; Tele Radio Pace.