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Sommario
CONTRIBUTI 2018 PER LE RADIO LOCALI COMUNITARIE. IL MISE HA PUBBLICATO LA GRADUATORIA DEFINITIVA E L’ELENCO DEGLI IMPORTI
■ La Dgscerp del Ministero dello Sviluppo economico, ha pubblicato lo scorso 3 ottobre, nel sito internet del MiSe, la graduatoria definitiva con il relativo elenco degli importi dei contributi da assegnare alle imprese radiofoniche locali a carattere comunitario, per l’annualità 2018, sulla base della nuova regolamentazione di cui al DPR n. 146/2017. In particolare le emittenti radiofoniche locali a carattere comunitario ammesse ai contributi 2018 sono 299, di cui 67 accedono sia alla quota fissa, sia alla quota variabile del riparto.
Evidenziamo che il provvedimento non comprende, al momento, tutte le risorse previste per l’anno 2018 (non prevede, infatti, l’extragettito del canone Rai) che saranno, quindi, oggetto di una successiva ulteriore ripartizione. Conseguentemente, gli importi dei contributi indicati per ogni emittente dovranno essere integrati con gli importi relativi al riparto dell’extragettito Rai.
E’ ora auspicabile che vengano al più presto pubblicate la graduatoria definitiva delle radio locali commerciali per l’anno 2018 nonché le graduatorie definitive per le tv locali commerciali e comunitarie per l’anno 2018.
Il decreto direttoriale del Direttore generale della Dgscerp nonché la graduatoria definitiva delle radio locali comunitarie 2018 e l’elenco degli importi dei contributi sono pubblicati nel sito www.aeranticorallo.it, a questo link
RINNOVATA LA CONVENZIONE TV LOCALI TRA AERANTI-CORALLO E SCF
■ Il 26 settembre u.s. AERANTI-CORALLO ha rinnovato la convenzione con la SCF per i diritti connessi relativi alla comunicazione al pubblico, in tecnica analogica e/o digitale, via etere terrestre, via satellite e via cavo, di fonogrammi del repertorio della SCF mediante il loro inserimento nel palinsesto delle emittenti televisive associate. Tale convenzione comprende anche il diritto di copia nonché il diritto di diffondere i fonogrammi anche in simulcast via internet e il diritto di mettere a disposizione del pubblico, attraverso i rispettivi siti web, i programmi televisivi in modalità catch up tv.
Per catch up tv si intende la messa a disposizione del pubblico, in streaming e in modalità differita rispetto alla diffusione televisiva, dei programmi televisivi, o di frammenti di essi, già previamente comunicati al pubblico dall’emittente, effettuata dall’emittente stessa tramite il sito in maniera tale che ciascun utente possa attivare il flusso dal luogo e nel momento scelti individualmente.
La convenzione trova applicazione dal 1° gennaio 2019 e sino al 31 dicembre 2022.
Le nuove licenze che la SCF rilascerà alle tv locali associate si baseranno sulla nuova convenzione; sui compensi dovuti a SCF dalle tv locali associate ad
AERANTI-CORALLO si applicherà lo sconto del 15 per cento previsto dalla convenzione stessa.
CREDITO DI IMPOSTA SUGLI INVESTIMENTI PUBBLICITARI INCREMENTALI SU RADIO E TV LOCALI E SULLA STAMPA. FINO AL 31/10 LE DOMANDE DA PARTE DEGLI INSERZIONISTI
■ Il c.d. “Bonus pubblicità” per l’anno 2019, cioè, l’accesso al credito di imposta per gli investimenti pubblicitari incrementali effettuati da imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali sulle emittenti televisive e radiofoniche locali nonché sui quotidiani e periodici, prevede che a partire dal 1° ottobre e sino al 31 ottobre p.v, gli inserzionisti possano inviare la comunicazione telematica tramite la procedura online sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Rammentiamo che la norma di riferimento, che ha reso strutturale tale credito di imposta per gli investimenti pubblicitari incrementali (si tratta della modifica all’articolo 57-bis del DL 24 aprile 2017, n. 50, introdotta dall’art. 3-bis del decreto-legge 28 giugno 2019, n. 59, il c.d. “Decreto Cultura”, convertito con legge 8 agosto 2019, n. 81) prevede che, a decorrere dal 2019, lo stesso venga concesso agli investitori pubblicitari di cui sopra nella misura del 75% del valore incrementale degli investimenti effettuati.
L’apposita scheda illustrativa messa a disposizione dalla Agenzia delle entrate, è pubblicata a questo link.
L’AGCOM HA CONCLUSO IL PROCEDIMENTO DI ANALISI DEL MERCATO RILEVANTE DELLA RADIOFONIA
■ L’Agcom ha concluso, con la delibera n. 389/19/CONS del 19 settembre u.s., pubblicata nel proprio sito il 27 settembre u.s., l’analisi del mercato rilevante nel settore della radiofonia e accertamento dell’insussistenza di posizioni dominanti o comunque lesive del pluralismo, ai sensi dell’articolo 43, comma 2, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (fase 2). La relativa consultazione pubblica era stata avviata lo scorso 7 giugno 2019 (con la delibera n. 224/19/CONS) e faceva seguito, a propria volta, alle conclusioni della “Fase 1” (si veda, al riguardo, la delibera Agcom n. 506/17/CONS del 19 ottobre 2017). Come specificato nell’Allegato A a tale delibera 506/17/CONS, le attività considerate nei mercati rilevanti dei servizi radiofonici, individuati ai fini della tutela del pluralismo, sono quelle relative all’attività editoriale svolta direttamente dai soggetti che hanno la responsabilità dei palinsesti radiofonici, ai sensi dell’art. 2, comma 1, lettera bb), del Testo Unico. In particolare, si fa riferimento all’attività editoriale delle emittenti radiofoniche, ossia soggetti titolari di concessione per la radiodiffusione sonora su frequenze terrestri in tecnica analogica (FM), e ai fornitori di contenuti destinati alla diffusione in tecnica digitale (DAB+).
Sono incluse nel mercato rilevante le attività editoriali svolte dai suddetti soggetti per la ritrasmissione in simulcast dei programmi radiofonici/palinsesti sulle reti televisive in tecnica digitale terrestre (DVB-T) nello specifico arco di numerazione riservato ai servizi radiofonici (attualmente l’ottavo) e su reti di diffusione via satellite. Sono escluse, invece, tra l’altro, tutte le attività relative alla prestazione di servizi di media radiofonici su altri mezzi di comunicazione elettronica, ai sensi dell’art. 21, comma 1-bis, del Tusmar (tra cui anche le c.d. web radio), configurandosi in tal caso un altro mercato rilevante (il mercato della raccolta pubblicitaria online, su cui l’Agcom ha avviato una specifica consultazione pubblica).
Nell’Allegato A alla delibera, l’Agcom definisce i soggetti individuati nel mercato radiofonico nazionale (oggetto dell’analisi in parola) che sono, in prevalenza, emittenti radiofoniche titolari di concessione per la radiodiffusione sonora su frequenze terrestri in tecnica analogica (FM), in quanto tale tecnica di diffusione è, storicamente e ancora oggi, la più comune per l’offerta di contenuti radiofonici all’utente finale e quella che garantisce al comparto la maggiore remunerazione. Nella propria analisi, l’Agcom rileva la distribuzione delle risorse economiche del comparto radiofonico, suddividendole tra ricavi nel mercato nazionale e ricavi nel mercato locale.
In particolare, il mercato dei servizi radiofonici nell’anno 2017 (ultimo anno considerato) vale 623 milioni, di cui 476 milioni di euro del comparto nazionale e 147 milioni di euro del comparto locale. I relativi ricavi da pubblicità ammontano a 484 milioni di euro (il 72% dei quali, cioè circa 348,5 milioni, di competenza del mercato nazionale e il 28%, cioè circa 135,5 milioni, del mercato locale), mentre i fondi pubblici (canone Rai, convenzioni, provvidenze) ammontano a 139 milioni di euro (di cui il 93%, cioè 129,3 milioni comprensivi della quota di canone Rai, è relativo al mercato nazionale e il 7%, cioè 9,7 milioni, è relativo al mercato locale).
Con riferimento all’analisi sull’eventuale esistenza di una posizione dominante (singola o congiunta) o comunque lesiva del pluralismo nel mercato dei servizi radiofonici a livello nazionale, è emerso che i primi due soggetti in termini di ricavi complessivi sono la Rai e il Gruppo Fininvest. Con riferimento all’assetto del mercato nazionale, l’Agcom rileva che lo stesso sarebbe, prima facie, caratterizzato da un “sufficiente grado di concorrenzialità e di pluralismo delle fonti informative”. L’Agcom afferma, poi, che “Tale mercato è infatti caratterizzato dall’esistenza di numerosi e qualificati soggetti nessuno dei quali presenta quote di mercato tali da poter essere considerato in posizione di significativo potere di mercato.”
Nelle proprie conclusioni, l’Agcom rileva, tra l’altro, che “l’analisi condotta nel presente procedimento ha permesso di appurare che nel mercato nazionale dei servizi radiofonici, allo stato attuale, non sono riscontrabili delle posizioni di preminenza idonee a configurare un significativo potere di mercato individuale o collettivo, né sussistono le condizioni affinché detta posizione, se pur non dominante, possa essere considerata, comunque, lesiva del pluralismo. Tuttavia, tenuto conto della rilevanza di RAI e Fininvest – sia in termini di risorse economiche complessivamente realizzate all’interno del SIC, che nel panorama dell’informazione – della differente natura dei ricavi degli operatori, dell’esistenza di vincoli asimmetrici all’offerta che riducono gli incentivi ad esercitare una concorrenza effettiva fra di loro, nonché dei vantaggi derivanti dalla dimensione globale d’impresa, dallo sfruttamento delle sinergie che discendono dall’esercizio di attività strettamente correlate (televisione e radio) e, infine, dalla possibilità di adottare strategie escludenti nei confronti della concorrenza potenziale, l’Autorità intende esercitare un’attenta azione di monitoraggio, specialmente in occasione di processi di M&A, al fine di evitare che possa determinarsi un’alterazione delle condizioni competitive del mercato e del livello di pluralismo”. L’Autorità conclude evidenziando che “per quanto riguarda la concorrenza dall’esterno del sistema, con riferimento alla crescente diffusione di contenuti sonori e radiofonici fruibili sulla rete Internet (che comunque non rientrano nell’ambito di mercato oggetto della presente analisi bensì in quello della raccolta pubblicitaria online), relativi non solo alla diffusione in simulcast dei propri palinsesti da parte dei soggetti esercenti l’attività di radiodiffusione sonora, ma anche all’offerta da parte delle piattaforme di aggregazione online, si rileva che, allo stato, per la percezione da parte dell’utenza e l’ancora contenuta redditività generata dagli stessi, tali servizi non si pongono in concorrenza con i servizi radiofonici tradizionali e, pertanto, le pressioni competitive esercitate dalle citate piattaforme di aggregazione non sono tali da condizionare l’assetto del mercato in esame”.
IL GARANTE DELLA PRIVACY RICONOSCE IL DIRITTO ALL’OBLIO ANCHE A CHI E’ STATO RIABILITATO DOPO UNA CONDANNA
■ Il diritto all’oblio va riconosciuto anche a chi è stato riabilitato dopo una condanna. Tale principio è stato affermato con un recente provvedimento (disponibile a questo link) dal Garante privacy, che ha ordinato a Google la rimozione di due Url che rimandavano ad informazioni giudiziarie non più rappresentative della attuale situazione di un imprenditore.
L’interessato, dopo aver tentato di far deindicizzare le pagine direttamente a Google, si era rivolto all’Autorità Garante per la protezione dei dati personali lamentando il pregiudizio derivante alla propria reputazione personale e professionale dalla permanenza in rete di informazioni obsolete e non aggiornate. Per questo motivo aveva chiesto al Garante di ordinare a Google la rimozione dai risultati di ricerca di due Url, reperibili digitando il proprio nominativo, che contenevano informazioni su una vicenda giudiziaria che lo aveva visto coinvolto nel 2007 e sulla sentenza di condanna pronunciata nei suoi confronti nel 2010. Nelle pagine web però non vi era alcuna traccia della successiva riabilitazione che l’uomo aveva chiesto e ottenuto nel 2013.
Nel giudicare fondato il reclamo ed ordinare la deindicizzazione, l’Autorità ha ritenuto che “l’ulteriore trattamento dei dati dell’interessato, posto in essere mediante la perdurante reperibilità in rete degli URL contestati, determina un impatto sproporzionato sui diritti del medesimo che non risulta bilanciato da un attuale interesse del pubblico a conoscere della relativa vicenda”.
LIBERAZIONE BANDA 700: LA DGSCERP DEL MISE HA PUBBLICATO L’ELENCO DEI TITOLARI DEI DIRITI DI USO DELLE FREQUENZE SUI CANALI 51 E 53 UHF
■ La Dgscerp del Ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato nel sito internet del Ministero stesso l’elenco degli operatori di rete televisiva in ambito locale titolari di diritti di uso di frequenze sui canali 51 e 53, aggiornato al 1° ottobre 2019 (disponibile a questo link).
Come noto, i canali 51 e 53 rientrano tra quelli che devono essere dismessi anticipatamente nelle c.d. “aree ristrette” in base alla roadmap approvata con il decreto ministeriale 19 giugno 2019.
Tali aree ristrette sono riportate nella tabella seguente.
INDAGINE CONOSCITIVA SUL 5G, LA COMMISSIONE IX DELLA CAMERA DELIBERA UNA PROROGA
■ La Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati (presieduta da Alessandro Morelli della Lega) ha in corso una indagine conoscitiva, avviata il 27 settembre 2018, sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G ed alla gestione dei big data. Sulla base di quanto convenuto in sede di ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, ed essendo stata acquisita l’intesa con il Presidente della Camera dei Deputati, il Presidente Morelli ha proposto una proroga del termine dell’indagine conoscitiva al 15 novembre 2019. Tale proposta è stata approvata.
PUBBLICITA’ IN RADIO, DATO MOLTO POSITIVO SULLA CRESCITA DELLA RACCOLTA NEL MESE DI AGOSTO
■ L’Osservatorio FCP (Federazione Concessionarie Pubblicità) Assoradio ha reso noto i dati relativi alla raccolta pubblicitaria per il mese di agosto 2019. Il fatturato del mezzo Radio cresce, rispetto allo stesso mese del 2018, del +7,5% (che corrisponde a un fatturato totale di 15,429 milioni di euro)
Il fatturato progressivo si attesta a +2,5% e gli incrementi registrati riguardano sia la pubblicità tabellare, sia gli eventi e sponsorizzazioni.
Direttamente interpellato da AERANTI-CORALLO, il presidente di FCP Assoradio, Fausto Amorese ha evidenziato che, con riferimento ai settori merceologici che meglio sono cresciuti tra luglio e agosto, la GDO (Grande distribuzione organizzata) è diventata il primo settore in termini di presenza pubblicitaria espressa in secondi. Bene anche il comparto alimentare, che registra una crescita di un certo interesse. Infine vi è da registrare il ritorno del settore delle telecomunicazioni, che negli ultimi tempi, ha concluso Amorese, era un po’ scomparso dai radar della radio.