TeleRadioFax n.13/99 – 31 Luglio 1999

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Sommario:


 
PIANO FREQUENZE, DISCIPLINARE DI GARA E CONCESSIONI TV NAZIONALI: TRA INCERTEZZE E CONFUSIONE SI DANNEGGIA TUTTO IL COMPARTO LOCALE
Regolamentare senza tenere conto dell’esistente sta iniziando a mostrare i suoi gravissimi limiti. Non si sa quante concessioni e di che tipo saranno assegnate, non si conosceranno che dopo l’estate i criteri delle graduatorie (metodo comunque inaccettabile e già rivelatosi errato nel ’92) e intanto sono state autorizzate due reti nazionali più del previsto (che occuperanno spazi radioelettrici evidentemente non previsti). Richiesto incontro urgente con il ministro Cardinale.

■ Le imprese televisive locali italiane stanno navigando al buio, in un mare in tempesta. Scusate l’immagine ridondante, ma purtroppo rende bene l’idea di come si stia sviluppando l’iter previsto per questo cosiddetto “riordino” dell’etere televisivo italiano basato sull’azzeramento dell’esistente invece che (come da sempre sostenuto dal Coordinamento Aer Anti Corallo) sulla scelta realistica e di buonsenso di compatibilizzazione e razionalizzazione dei soggetti attualmente operanti.

E in questo viaggio costellato di incertezze ed insidie, è chiaro l’elenco delle responsabilità di chi invece vuole sostenere a qualunque costo questa inaccettabile modalità di procedere, predicando un rigore d’azione che, quali che siano le intenzioni, si traduce solo in generale confusione, in scelte contraddittorie e nel complessivo peggioramento dello stato delle cose, per tutti.
Innanzitutto l’Autorità Garante per le comunicazioni, in violazione delle norme di legge, non ha determinato l’esatto numero di concessioni assentibili, né la natura e distribuzione delle stesse nei bacini. Limitandosi a formulare alcune teoriche ipotesi (per sua stessa ammissione non vincolanti) ha creato il paradosso per cui ad oggi viene chiesto all’intero settore di concorrere all’assegnazione di concessioni, senza che ai partecipanti la gara sia dato sapere quanti siano i posti disponibili e come siano ripartite tra le varie tipologie. Sarebbe come se venisse lanciato un bando di concorso per dei posti di lavoro ministeriali, senza che si sappia né per quale ministero si debba essere impiegati, né quanti siano in tutto i posti disponibili e neppure dove sarà ubicato l’impiego!
L’esattezza del numero di concessioni è condizione fondamentale per valutare le conseguenze dell’applicazione del Piano e per circoscrivere il potere discrezionale dell’Amministrazione in sede di rilascio delle nuove concessioni.
Ma sul fronte delle gravi e precise responsabilità poniamo ugualmente il Ministero delle comunicazioni: infatti i tempi per l’emanazione del disciplinare di gara (contenente i termini per la domanda di concessione) si prospettano piuttosto lunghi. Presumibilmente lo stesso sarà disponibile non prima della fine di settembre. Poiché le tv locali dovranno presentare domanda di concessione entro tre mesi dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Piano delle frequenze (pubblicazione prevista entro la prossima settimana), quindi entro i primi di novembre, è evidente che tale complessa documentazione dovrà essere prodotta avendo solo pochi giorni di tempo.
Riprendendo il paradosso del nostro impiego ministeriale, sarebbe come candidarsi al fatidico posto (non si sa quale, non si sa dove), presentando una domanda senza neppure sapere quali siano i punteggi per valutare le richieste dei candidati. Insomma in una regione ad oggi non si sa quante tv regionali e quante provinciali potranno operare. E non si sa neppure se le graduatorie si baseranno su scala regionale o provinciale, lasciando ogni operatore nell’assoluta incertezza di definire le proprie richieste. Il Disciplinare definirà i punteggi, in difetto dell’Autorità dovrà necessariamente definire anche il numero di concessioni, ma infine anche quale percentuale di concessioni intende assegnare per ogni tipologia di emittenza (esclusivamente commerciale, comunitaria, con obblighi di informazione, ecc.), mettendo in condizione le imprese di decidere in quale ambito avanzare le proprie domande, comprese le richieste in via subordinata in caso di indisponibilità di spazi nella prima categoria scelta. Dovrà inoltre tutelare le tv locali già esistenti nelle attuali zone di copertura.
Se non si sanno queste informazioni, si rischia anche che concorrano all’interno di una categoria soggetti del tutto eterogenei, rendendo impossibile la redazione di graduatorie coerenti ed eque.

 

Nazionali di troppo: chi paga?

 

Ad aggravare il quadro si aggiunge ora la decisione del Ministero di assegnare alle tv nazionali le 8 concessioni previste (Canale 5, Italia 1, Tele+Bianco, Tmc, Tmc2, Europa 7, Telemarket e Retemia, quest’ultima “sub judice in attesa di verifica sull’assetto proprietario, ma in ogni caso entrerebbe Rete A come prima tra le escluse), ma anche due “autorizzazioni” (sic!) a Rete 4 e Tele+Nero, in attesa che siano maturi i tempi per il previsto passaggio su satellite. A parte i funambolismi lessicali, concessioni o autorizzazioni che siano, resta il dato di fatto che si vanno ad aggiungere ben 2 reti nazionali non preventivate, per un totale di 13 reti nazionali (comprese le 3 Rai) contro le 11 previste.
Questo può significare che le locali potrebbero essere chiamate a “pagare” un ulteriore tributo di frequenze per permettere a queste “autorizzate” di proseguire nell’esercizio. Un tributo enorme, poiché l’impianto pianificatorio delle tv locali (Piano di I livello) si basa sulla distribuzione dei canali locali che concorrono a comporre 6 reti nazionali.
Diversamente non si capisce dove si recupererebbe spazio in più per allocare queste frequenze non previste. In questa situazione c’è da chiedersi ancora quali siano i motivi reali di tali scelte. Per riordinare l’etere certo no, visto che ad ora si prefigura un quadro complessivo del tutto caotico (tra tv nazionali in eccesso sul previsto e tv locali nell’assoluta indeterminazione). Neppure si può dire che si vuole “far crescere” il comparto locale: le prospettive sono, come spiegato, di una polverizzazione delle emittenti, che non si riducono di numero, ma si impoveriscono per capacità imprenditoriale e aree di servizio.
Sembra dunque prevalere una logica politica atta solo a favorire il comparto nazionale, recuperando risorse terrestri tradizionali, a totale danno del settore locale, reggendo tale evoluzione sulla illegittima sottrazione di risorse ai danni di quest’ultimo.
Il Coordinamento ha richiesto un incontro urgente al ministro Cardinale al fine di avere chiarimenti sulla situazione.

 

PRESENTATO IL MAXI-EMENDAMENTO AL DDL 1138: A SETTEMBRE IN PARLAMENTO

 
 

Sono state confermate le norme per le emittenti radiofoniche e televisive locali.

 

■ Martedì 27 luglio il ministro Cardinale ha presentato a Palazzo Chigi e il giovedì successivo ha consegnato alla Commissione VIII del Senato la proposta di emendamento del Governo al Ddl 1138, sul quale riprenderanno i lavori parlamentari dopo la metà di settembre. Il testo dell’emendamento è focalizzato sui “soliti” controversi temi legati alle tv nazionali: affollamento Rai aumentato al 5,5%, affollamenti in genere calcolati tra le ore 7 e le 24, pur con il limite massimo per le private nazionali alzato dal 18% al 20% nella stessa fascia per assorbire l’equiparazione delle televendite agli spot. Un tema questo degli affollamenti che vede in scena anche l’editoria su carta stampata, che auspica una restrizione alla capacità pubblicitaria della tv nazionale. Ma nel 1138 già sono contenute altre norme “bollenti”: dal nuovo assetto della Rai, al passaggio dalle trasmissioni analogiche a quelle digitali (al 2006 quelle tv). La disciplina per l’emittenza locale continua a restare sostanzialmente inalterata. Ricordiamo i punti salienti: si prevede che le “concessioni” siano sostituite da “licenze”, ci sia una netta distinzione tra “commerciali” e “no profit” (sia in radio che in tv) e gli obblighi informativi non dovrebbero essere eccessivi come quelli indicati dal regolamento dell’Autorità per le concessioni tv. Il riavvio parlamentare del Ddl 1138, fermi restando gli aspetti salienti già contenuti nella norma, resta il solo, vero strumento per una reale ed organica riforma del settore radiotelevisivo locale. Una riforma che deve raccogliere le esigenze delle imprese radiotelevisive locali attualmente operanti e rivitalizzare il processo di ottimizzazione e razionalizzazione dell’esistente, aprendo nel contempo le porte all’avvento della nuova tecnologia digitale terrestre.

 

FATTO GRAVISSIMO SULLA PAR CONDICIO: IL GOVERNO PREANNUNCIA NORME PIU’ SEVERE

 
 

■ Il presidente del consiglio D’Alema ha annunciato che il Governo presenterà un Ddl in linea con le norme che furono adottate dal Governo Dini. Ciò è inaccettabile per le radio e tv locali, perché come più volte ribadito, per sua natura il settore locale garantisce pluralità e un insostituibile servizio di informazione al cittadino. Tali norme privano solo il cittadino di un prezioso servizio, comprimendo il diritto costituzionale di manifestazione del pensiero degli editori.

 

SOSTEGNI ALLE TV LOCALI: SI’ DAL SENATO

 
 

■ L’VIII Commissione del Senato ha dato il suo parere favorevole, con alcune osservazioni, sullo schema di regolamento del Ministero delle Comunicazioni relativo alle misure a sostegno dell’emittenza televisiva locale: un testo dibattuto, rispetto al quale il Coordinamento Aer Anti Corallo ha espresso precise critiche fin dal suo primo esame alla Camera. L’aspetto che resta certamente più censurabile riguarda l’assenza di indicazioni sulle finalità dei contributi, nonostante la legge 448/98 prevedesse esplicitamente che le misure di sostegno in questione avessero anche il “fine di incentivare l’adeguamento degli impianti al piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva”. Invece i beneficiari dovranno semplicemente rispondere a requisiti generici. Al riguardo è stata modificata la caratteristica in base alla quale si finanzieranno le emittenti. Ciò avverrà non più in base alla copertura di almeno il 70% del territorio , ma di almeno il 70% della popolazione. Anche questa nuova formulazione tuttavia continua a discriminare gran parte delle imprese televisive locali senza nessuna fondata ragione e quindi dovrebbe semplicemente essere abolita. Dalle osservazioni avanzate dal Senato, risulta l’invito al Ministero a prestare attenzione particolare a quelle tv operanti in aree depresse e, per tale ragione, suscettibili di minori fatturati. S’è anche chiesto di tenere conto della sommatoria dei dipendenti, per il calcolo dei punteggi, comunque correlati all’attività televisiva, anche se operanti in società controllate; viene confermata la posizione della Camera che in caso di ricorsi giudiziari per problematiche contributive previdenziali o sui canoni di concessione non si verifica l’esclusione dalle misure di sostegno; i richiedenti il contributo che espletano anche attività extra-televisive dovranno instaurare un regime di separazione contabile; fino all’istituzione dei Corecom, saranno i Corerat ad accertare l’esistenza dei requisiti.
E’ stata accolta la richiesta (avanzata dall’avvocato Marco Rossignoli nell’ultima audizione del Coordinamento in Commissione) relativa al fatto che, ai fini del riconoscimento delle misure di sostegno, si faccia riferimento alle provvidenze editoria del penultimo anno, anziché dell’ultimo anno, precedente a quello al quale si riferisce il bando annuale per dette misure. Questo perché altrimenti i tempi di riferimento sarebbero stati incongrui e si sarebbe bloccata l’applicazione dell’intera normativa. La parola passa adesso al Ministero delle comunicazioni, che sulla base dei pareri espressi dal Parlamento deve formulare il testo definitivo: si auspica che in questa sede si comprenda l’esigenza di eliminare i punti del provvedimento discriminanti per la maggior parte delle imprese televisive locali.

 

RADIOFONIA: DOPPI MARCHI ALLA SBARRA

 

 

■ Presto il Consiglio dell’Autorità esaminerà la documentazione raccolta dagli Ispettorati territoriali del Ministero delle comunicazioni, conseguente gli esposti contro le emittenti radiofoniche locali a marchio Rtl, in palese violazione dell’art. 2 del Dl 15/99, convertito con modificazioni dalla L. 78/99. Si auspica da parte dell’Autorità una rapida azione sanzionatoria, a tutela delle numerose emittenti locali danneggiate da questa pratica illegale.

INVITO DALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO ALLE LOCALI: ANCHE UNO SPOT PUO’ SALVARE LA VITA

■ La Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’informazione e l’editoria, ha rivolto un invito a tutte le emittenti televisive locali del Coordinamento Aer Anti Corallo affinché trasmettano questa estate e nel prossimo autunno gli spot prodotti dalla Unione Europea per la sicurezza stradale. E’ una campagna di educazione civica di grande rilevanza sociale, sulla cui opportunità non è necessario soffermarsi, visto cosa ci riserva purtroppo la cronaca quotidiana in fatto di incidenti mortali. Dare gratuita disponibilità per questa campagna (è comunque libera la modalità di pianificazione degli spot per ciascuna emittente) è un forte segnale di valore sociale e del ruolo di pubblico servizio rappresentato dalle emittenti locali. Le stazioni tv interessate potranno contattare la Presidenza del Consiglio al numero telefonico 06.85.98.40.30, o al numero 06.85.98.31.16. Verrà inviato un semplice modulo di adesione a mezzo fax, e poi il Dipartimento provvederà ad inviare a proprie spese il materiale audiovisivo, nel formato richiesto.

31/8: SCADENZA PER RADIO E TV LOCALI, ANCHE SE NON SONO TENUTE AL PAGAMENTO

 

 

■ In merito al Decreto 16/7/1999 del Ministro delle Finanze, di cui abbiamo dato notizia nello scorso Teleradiofax, “Misure e modalità di versamento del contributo a copertura dell’onere derivante dall’istituzione e dal funzionamento dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni” (G.U. n. 167 del 19/7/99) si ricorda che per l’anno 99 nulla è dovuto dalle imprese radio e tv “esercitate sulla base di concessioni, autorizzazioni e licenze rilasciate per copertura a livello locale”. Tuttavia anche queste ultime (sebbene esonerate dal pagamento per quest’anno) sono tenute a presentare all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, entro il 31/08/99, copia del modello allegato al decreto, recante la sottoscrizione del legale rappresentante autenticata. La mancata o tardiva presentazione del modello, nonché l’indicazione, nello stesso, di dati non rispondenti al vero, comporta l’applicazione di severe sanzioni.