Testo della relazione 2017 sullo stato dell’emittenza radiotelevisiva locale dell’Avv. Marco Rossignoli, presidente AERANTI e coordinatore AERANTI-CORALLO, al RadioTv Forum 2017 di AERANTI-CORALLO del 21 giugno 2017

RADIOTV FORUM AERANTI-CORALLO 2017

RELAZIONE 2017
SULLO STATO DELL’EMITTENZA RADIOTELEVISIVA LOCALE

AVV. MARCO ROSSIGNOLI

COORDINATORE AERANTI-CORALLO
E PRESIDENTE AERANTI

ROMA – 21 giugno 2017

Introduzione
Siamo giunti alla dodicesima edizione annuale del RadioTv Forum di Aeranti-Corallo.
Il RadioTv Forum rappresenta, ormai, un consolidato punto di riferimento, nel quale gli operatori radiofonici e televisivi locali possono confrontarsi sui temi di attualità del comparto.
Quest’anno dopo la tradizionale sessione politico-istituzionale, dedicheremo il secondo panel ad un approfondimento sulla normativa in materia di diritto d’autore e diritti connessi, sulla intervenuta liberalizzazione dei diritti connessi, nonché sui recenti obblighi di reportistica introdotti dal decreto legislativo 15 marzo 2017, n. 35.
Nella terza sessione, infine, verranno affrontate le problematiche della nuova regolamentazione per i contributi alle emittenti radiofoniche e televisive locali; si parlerà, inoltre, delle ultime novità in tema di sviluppo della radiofonia digitale.

 

La tv

Per quanto riguarda il settore televisivo, Aeranti-Corallo, come noto, dissente totalmente dai provvedimenti legislativi e regolamentari assunti negli ultimi anni in materia di uso delle frequenze.
Tali provvedimenti, unitamente alle altre criticità che hanno interessato e stanno interessando il comparto, hanno contribuito a generare una situazione di profonda crisi del settore televisivo locale, della quale non si inizia ancora a vedere la fine.
In particolare, è crollata la raccolta pubblicitaria; decine di tv locali hanno cessato l’attività; molte tv locali sono state costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali per il proprio personale dipendente, ad avviare procedure di mobilità e di licenziamento collettivo, a proporre procedure di concordato preventivo per dare soluzione alle proprie difficoltà imprenditoriali.
Il ricorso al credito bancario è diventato sempre più difficile, stante l’attuale situazione di incertezza normativa permanente che impedisce qualsiasi programmazione aziendale da parte delle imprese.
Sono intervenuti i primi fallimenti. Importanti tv locali sono state dichiarate fallite nelle Regioni Lazio, Veneto, Piemonte e Sicilia.
In questo contesto, il comparto televisivo locale non ha potuto realizzare gli investimenti strutturali e gli investimenti in ricerca e sviluppo che sarebbero, invece, necessari per affrontare, in modo competitivo, il continuo cambiamento tecnologico e organizzativo imposto dai nuovi scenari multimediali.
Occorre, pertanto, che il Governo individui soluzioni concrete per un settore che da oltre quaranta anni ha un ruolo decisivo per l’informazione sul territorio.
Le tv locali devono riprendere a fare impresa svincolandosi definitivamente da continui, complessi, onerosi e spesso inutili, adempimenti burocratici.
Solo in questo modo le tv locali potranno realizzare nuovi progetti editoriali multimediali, al passo con i tempi, aventi orizzonte di medio-lungo periodo.
Se la competizione dei prossimi anni si deve giocare sui contenuti, le tv locali devono essere poste in grado di realizzare palinsesti basati su informazione locale di qualità e devono poter accedere, con tali contenuti, a tutte le diverse tipologie di piattaforma.
E’, tra l’altro, necessario, che venga definito, in una prospettiva di lungo periodo, uno scenario che consenta l’esistenza di operatori di rete per la tv digitale terrestre in ambito locale, dotati di strutture capaci di veicolare in modo capillare i contenuti delle tv locali. In tale contesto occorrerebbe implementare anche il ruolo degli operatori cui sono stati assegnati i canali coordinati dell’ex beauty contest, che, invece, sono stati relegati in posizione assolutamente marginale. In tale modo si darebbe soluzione anche ai fornitori di servizi di media audiovisivi locali sprovvisti di una propria rete.
Come è noto, infatti, il calendario del cosiddetto “refarming” della banda 700 Mhz prevede che entro il 31 dicembre 2017 vengano completati gli accordi di coordinamento transfrontaliero delle frequenze all’interno dell’Unione Europea; entro il 30 giugno 2018 i Paesi dell’Unione dovranno elaborare un piano per la riassegnazione di tali frequenze ai servizi di larga banda per la realizzazione della tecnologia 5G; tale riassegnazione dovrà, quindi, avvenire entro il 30 giugno 2020, con una possibile flessibilità fino a due anni.
Il passaggio della banda 700 Mhz dal servizio tv, alla larga banda in mobilità, ridurrà, a regime, a solo 14, i canali Uhf coordinati a disposizione della tv italiana.
E’, quindi, fondamentale che tale processo non penalizzi ulteriormente le tv locali.
E’, inoltre, indispensabile avere certezze in ordine alla collocazione della propria programmazione sul telecomando.
Sarebbe impensabile una modifica delle numerazioni dell’ordinamento automatico dei canali della tv digitale terrestre (cosiddetto LCN) dopo circa sette anni di utilizzazione da parte delle imprese.
Nell’ambito del contenzioso infinito relativo a questa problematica è, ora, accaduto che, a seguito di ricorso proposto da una tv locale campana per l’ottemperanza di una delle sentenze con la quale è stato annullato il primo piano LCN, il Tar Lazio ha disposto, tra l’altro, che entro il 2 agosto 2017, il Ministero dello Sviluppo Economico debba emanare il bando per l’assegnazione delle nuove numerazioni LCN.
Il tenore della sentenza, sembra, sul piano interpretativo, fare riferimento al bando per la sola Regione Campania.
In tale contesto e, mentre molte emittenti proseguiranno la controversia nelle competenti sedi di appello, Aeranti-Corallo ritiene assolutamente necessario un intervento legislativo che superi tale contenzioso, recependo il primo piano LCN.
In tale modo verrebbe data definitiva stabilità a tale piano, tutelando sia la posizione delle imprese che hanno sviluppato il proprio avviamento sulle numerazioni del primo piano LCN, sia la posizione dell’utenza che verrebbe disorientata da una modifica generalizzata delle numerazioni e sarebbe costretta a risintonizzare gli apparecchi televisivi.

 

La radio

Passando alla radiofonia, Aeranti-Corallo sollecita maggiore attenzione alle problematiche del comparto, spesso trascurato.
Occorre considerare, infatti, che nell’attuale mondo dei media, in cui tutto sta cambiando, la radio conserva intatta la sua centralità.
In particolare, in base ai dati di Radio Monitor 2016, realizzata da GFK Eurisko, la radio ha complessivamente poco meno di 36 milioni di ascoltatori nel giorno medio e quasi 45 milioni di ascoltatori nei sette giorni.
Le radio locali sono fruite da oltre 15 milioni di persone nel giorno medio e da oltre 30 milioni nei sette giorni (ovviamente, ogni ascoltatore, nel periodo, può ascoltare più radio locali e nazionali).
I dati Radio Monitor 2016 evidenziano, inoltre, che vi sono tre regioni in cui una radio locale è la prima negli ascolti (rispetto a tutte le radio nazionali e locali).
La raccolta pubblicitaria sul mezzo radiofonico, dopo il crollo intervenuto tra il 2010 e il 2014 (con una raccolta passata da 599 milioni di euro a 451 milioni di Euro – dati Relazione Agcom 2015) ha cominciato a registrare una inversione di tendenza positiva nel 2015, con una raccolta complessiva attestatasi a 504 milioni di Euro (dati Relazione Agcom 2016).
Sul piano locale la crisi, in molti casi, deve essere ancora pienamente superata, ma la ripresa è sicuramente possibile, ad ogni livello.
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nel corso del 2015, ha definito 39 bacini di servizio per le trasmissioni radiofoniche digitali.
Ad oggi, il Ministero dello Sviluppo Economico ha assegnato i diritti di uso delle frequenze in 8 di tali bacini.
Contemporaneamente, però, l’emittenza radiofonica nazionale sta sviluppando la propria presenza nel mercato radiofonico digitale attraverso trasmissioni effettuate, in particolare, sulle arterie autostradali del centro-nord, sulla base di titoli abilitativi sperimentali.
Frattanto si sta sviluppando, anche, il mercato dei ricevitori in quanto le autoradio fornite con le nuove autovetture sono spesso dotate, su richiesta, della funzionalità dab+.
Tale situazione sta diventando inaccettabile in quanto nella maggior parte delle regioni italiane le imprese radiofoniche locali non possono accedere alla nuova tecnologia e rischiano, pertanto, di maturare un forte ritardo in termini di presenza nel mercato digitale, con ogni evidente conseguenza.
L’emittenza radiofonica locale ha, peraltro, concretamente manifestato il proprio interesse per la nuova tecnologia trasmissiva, dando vita a numerose società consortili per lo svolgimento dell’attività di operatore di rete per la diffusione dei contenuti digitali, come previsto dalla regolamentazione in materia.
Sono già operativi alcuni multiplex nei bacini dove sono state assegnate le frequenze come quelli delle province di Trento e di Bolzano e come quello di Firenze, Prato, Pistoia, Arezzo e Siena. In tale bacino toscano, nei giorni scorsi, sono stati attivati due multiplex, composti complessivamente da 24 radio locali Aeranti-Corallo.
A breve dovrebbero essere attivati ulteriori multiplex nel Piemonte Occidentale, in Umbria, in alcune province della Sardegna e nella provincia di L’Aquila. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha, inoltre, pubblicato in data 19 giugno l’avviso pubblico per l’assegnazione delle frequenze nel bacino delle province di Napoli e Caserta e nel bacino delle province di Potenza e Matera.
Nei giorni scorsi sono state, inoltre, costituite due società consortili, composte complessivamente da 34 radio locali Aeranti-Corallo con l’obiettivo di effettuare trasmissioni sperimentali nei bacini delle Regioni Emilia Romagna e Veneto, in attesa della pianificazione definitiva di tali Regioni.
In questo contesto occorre però constatare che l’impegno assunto, a livello ministeriale, nell’ambito del Convegno di Aeranti-Corallo del 7 febbraio 2017, di convocare uno specifico tavolo per affrontare le problematiche della radiofonia digitale non ha, ad oggi, ancora, trovato attuazione.
Auspichiamo pertanto che vengano al più presto individuate le corrette soluzioni affinché lo sviluppo della radiofonia digitale possa costituire la naturale evoluzione della radiofonia analogica con ampia garanzia del mantenimento del pluralismo e della concorrenza anche nei nuovi scenari tecnologici.
E’, inoltre, molto importante che le imprese radiofoniche locali estendano la diffusione dei propri programmi anche a tutte le altre piattaforme trasmissive come il digitale televisivo e il web e che rendano disponibili i propri contenuti anche attraverso i tablet e gli smartphone.
Sempre sul fronte radiofonico, occorre, altresì, che il Ministero dello Sviluppo Economico tuteli le imprese radiofoniche legittimamente operanti da decenni dalle contestazioni di alcuni Paesi esteri confinanti, formulate sulla base del Piano delle Frequenze di Ginevra del 1984, mai ratificato dall’Italia e, quindi, privo di efficacia nei confronti delle emittenti italiane.

 

Le risorse per l’attività radiotelevisiva locale

Sul tema delle risorse per l’attività radiotelevisiva locale, il Governo, come noto, ha avviato una revisione della normativa sulla contribuzione pubblica annualmente erogata.
L’obiettivo dichiarato è, da una parte, quello di avere uno stanziamento più significativo, attingendo dal cosiddetto extra-gettito del canone Rai, e dall’altra parte di varare una nuova regolamentazione che, tenendo conto dei principi recentemente espressi dalla Corte dei Conti, ponga fine a forme di intervento a pioggia.
Il Parlamento ha quindi approvato la Legge 26 ottobre 2016, n. 198, recante, tra l’altro, l’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione.
Il Consiglio dei Ministri, in attuazione di tale legge, ha approvato, in data 24 marzo 2017, lo schema del nuovo Regolamento per il riconoscimento dei contributi annuali alle imprese televisive e radiofoniche locali.
In particolare, tale provvedimento stabilisce i criteri di riparto e le procedure di erogazione delle risorse per la realizzazione di obiettivi di pubblico interesse, quali la promozione del pluralismo dell’informazione, il sostegno dell’occupazione nel settore, il miglioramento dei livelli qualitativi dei contenuti forniti e l’incentivazione dell’uso di tecnologie innovative.
Lo schema di Regolamento prevede una graduatoria unica a livello nazionale, l’individuazione del Ministero dello Sviluppo Economico quale Amministrazione responsabile della graduatoria finale, l’informatizzazione dell’iter procedurale.
Vengono confermati i criteri percentuali di ripartizione annua delle risorse finanziarie disponibili nella misura dell’85 per cento dei contributi spettanti alle emittenti televisive locali e del 15 per cento per quelli spettanti alle emittenti radiofoniche locali.
Le tv locali, per accedere al sostegno, devono possedere requisiti in termini di numero di dipendenti e giornalisti a tempo determinato e indeterminato, di rispetto del limite percentuale di trasmissione di programmi di televendite nella fascia oraria tra le 7 e le 23, di adesione ai codici di autoregolamentazione sulla tutela dei minori in tv e in materia di televendite, di trasmissione di almeno due edizioni giornaliere di telegiornali con valenza locale.
Per le radio locali i requisiti richiesti per l’accesso ai contributi riguardano solo il numero minimo di dipendenti e giornalisti a tempo determinato e indeterminato.
Tale schema di Regolamento è stato quindi sottoposto al Consiglio di Stato per il relativo parere.
La Sezione Consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato ha quindi depositato in data 26 maggio 2017 un parere interlocutorio con osservazioni.
Con tale parere, il Consiglio di Stato ha esposto numerose osservazioni e richieste di rivalutazione dello schema di provvedimento, nonché ha chiesto di conoscere più approfonditi e documentati elementi circa l’istruttoria che ha portato alla redazione dello stesso schema.
In particolare il Consiglio di Stato, ha chiesto chiarimenti sulle simulazioni effettuate dall’Amministrazione e sul numero e sulla distribuzione territoriale delle emittenti che risulterebbero possibili beneficiarie dei contributi.
Sul punto il Consiglio di Stato ha affermato, con riferimento al numero minimo di dipendenti e giornalisti che devono avere le tv locali, che tali numeri non appaiono irrilevanti per le emittenti che operano su territori con una quantità di abitanti non elevata, e che sembrerebbero peraltro poter anche favorire una eccessiva concentrazione delle risorse in favore di un numero eccessivamente limitato di emittenti, con un vantaggio per le strutture operanti in aree con maggiori concentrazione di popolazione e con il conseguente possibile pregiudizio del criterio volto a favorire la pluralità dell’informazione.
Il Consiglio di Stato ha, inoltre, affermato, tra l’altro, che occorre evitare che le misure adottate possano determinare in qualche modo effetti distorsivi della concorrenza.
Tali osservazioni del Consiglio di Stato, a parere di Aeranti-Corallo, sono condivisibili in quanto, se da una parte, il nuovo Regolamento non deve basarsi, conformemente all’orientamento espresso dalla Corte dei Conti, su interventi a pioggia, dall’altra parte deve comunque garantire il pluralismo e la concorrenza nel settore, incentivando in particolare l’occupazione e eventuali nuove assunzioni; il tutto con la previsione di un adeguato spazio anche per l’emittenza radiofonica e televisiva a carattere comunitario.
Un obiettivo che attualmente il Regolamento non raggiunge in quanto, sulla base dei requisiti relativi ai dipendenti delle emittenti risultanti nelle ultime graduatorie disponibili, e sulla base di una stima degli altri requisiti, sarebbero circa cinquanta (di cui 30 al nord e 20 al centro-sud e isole) le tv locali e circa novanta le radio locali che potrebbero accedere ai contributi destinati all’emittenza commerciale.
Dopo il parere definitivo del Consiglio di Stato, il provvedimento dovrà essere sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari competenti; successivamente tornerà al Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva.
E’, in ogni caso, necessario che l’intero iter venga completato al più presto in quanto con il nuovo Regolamento dovranno essere attivate le procedure per il riconoscimento dei contributi anche per gli anni 2016 e 2017.
Evidenziamo inoltre che con la cosiddetta “manovrina” recentemente approvata dal Parlamento sono stati previsti incentivi fiscali per gli investimenti pubblicitari incrementali realizzati, tra l’altro, sulle emittenti televisive e radiofoniche locali. Si tratta di una misura sollecitata da tempo da Aeranti-Corallo che può contribuire alla ripresa del mercato pubblicitario.
Con riferimento alle provvidenze editoria previste per le radio e per le tv locali Aeranti-Corallo chiede che la Presidenza del Consiglio dei Ministri sblocchi al più presto il pagamento dei crediti vantati dalle imprese per i rimborsi relativi ai costi di energia elettrica e di collegamento satellitare per gli anni 2007 e 2008.
Molte imprese hanno, recentemente, intrapreso azioni giudiziali per ottenere tali pagamenti, ma è, comunque, auspicabile una rapida soluzione, anche transattiva, della problematica che consenta di porre fine a tale contenzioso.

 

Il rinnovo del CCNL tra Aeranti-Corallo e FNSI

L’8 marzo 2017 Aeranti-Corallo e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, sindacato unitario dei giornalisti, dopo una lunga e complessa trattativa, finalizzata a contemperare le esigenze dei lavoratori con quella delle imprese, hanno sottoscritto il rinnovo fino al 31 dicembre 2018 del Contratto Nazionale Collettivo per la disciplina del lavoro giornalistico dipendente nelle imprese radiofoniche e televisive locali, nei canali satellitari in chiaro che non rappresentino ritrasmissione di emittenti nazionali, nelle syndications e nelle agenzie di informazione radiofonica e televisiva.
Aeranti-Corallo e FNSI hanno, inoltre, rinnovato il Regolamento dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa del settore, nonché il protocollo di consultazione sindacale relativo alle aziende in stato di crisi e alle ristrutturazioni aziendali.
Con tali rinnovi le imprese radiotelevisive locali hanno voluto dare continuità alla Contrattazione Collettiva del settore, nonostante la situazione di difficoltà in cui lo stesso si trova, anche al fine di un giusto riconoscimento dell’importante ruolo dei circa duemila giornalisti che operano nell’emittenza locale.
Grazie al loro costante lavoro, infatti, le emittenti locali sono diventate un elemento di indissolubile contatto tra i cittadini e il loro territorio.

 

Conclusioni

In conclusione, Aeranti-Corallo rinnova anche in questa sede la richiesta di un progetto di riforma strutturale per l’emittenza locale che permetta di superare l’attuale stato di crisi, riaffermi il ruolo centrale del comparto nel sistema radiotelevisivo italiano, dia certezza alle imprese, liberi le stesse dalla eccessiva ingiustificata burocrazia e favorisca la ripresa del mercato pubblicitario, in un contesto pluralistico e concorrenziale.
Occorre però, allo stesso tempo, che l’emittenza locale abbia la capacità di affrontare le continue sfide multimediali, dimostrando di saper stare sul mercato. In un mondo sempre più globalizzato vi sarà, comunque, una forte esigenza di locale per conoscere e per essere informati su tutto ciò che riguarda il proprio territorio. Ecco perché l’emittenza locale deve sviluppare ulteriormente la propria presenza sulle nuove piattaforme tecnologiche; deve affiancare alla trasmissione terrestre tradizionale, la diffusione attraverso il web; deve rendere disponibili i propri contenuti anche tramite tablet e smartphone; deve integrare la propria offerta attraverso l’uso sinergico dei social network; deve prepararsi fin d’ora per l’utilizzazione della banda larga.
Il tutto con l’obiettivo di trasformare l’ormai vecchio modello di emittente locale in quello di azienda multimediale del relativo territorio.
Aeranti-Corallo, dal canto suo, continuerà a battersi, ad ogni livello, italiano ed europeo, per tutelare gli spazi e il ruolo dell’emittenza locale e con essi, il pluralismo dell’informazione nel nostro Paese.