RELAZIONE
SULLO STATO DELL’EMITTENZA RADIOTELEVISIVA LOCALE
AVV. MARCO ROSSIGNOLI COORDINATORE AERANTI-CORALLO
E PRESIDENTE AERANTI
Mai come quest’anno il Convegno annuale di Aeranti-Corallo si svolge in un momento di così grande difficoltà per il settore radiotelevisivo locale.
La crisi del mercato pubblicitario, i cambiamenti tecnologici e i nuovi modi di fare impresa radiotelevisiva imponevano scelte governative strutturali per accompagnare efficacemente il comparto in questa delicata fase in cui tutto è in continua evoluzione.
Al contrario, nulla, in questo senso, è stato fatto e addirittura sono state assunte, su iniziativa del Governo, una serie di scelte legislative che hanno, più volte, rimesso completamente in discussione spazi e ruolo dell’emittenza locale, generando una situazione di incertezza permanente che ha impedito e sta impedendo qualsiasi programmazione aziendale da parte delle imprese.
In questo contesto, molte emittenti radiotelevisive locali sono state costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali per il proprio personale dipendente, ad avviare procedure di mobilità e di licenziamento collettivo, a proporre procedure concorsuali per cercare di dare soluzione alle proprie posizioni debitorie.
E allora, l’interrogativo che si pone è quello di comprendere se il Governo voglia ancora un sistema radiotelevisivo dove ci sia spazio per l’emittenza locale.
Se la risposta fosse positiva è evidente, però, che occorra un immediato cambiamento di rotta con la previsione di un serio progetto politico che, nel riaffermare il ruolo dell’emittenza locale, definisca in un’ottica di salvaguardia del pluralismo sul territorio, prospettive e percorsi che diano certezze alle imprese che intendano continuare ad investire nel settore, favorendo la ripresa del mercato pubblicitario, eliminando l’eccessiva e ingiustificata burocrazia, attuando decisi interventi di semplificazione e di liberalizzazione e aprendo la strada alla conversione dell’ormai vecchio modello di emittente locale in quello di azienda multimediale del relativo territorio.
La tv
Per quanto riguarda il comparto televisivo, Aeranti-Corallo dissente totalmente dai recenti provvedimenti legislativi e regolamentari assunti in materia.
E’ inaccettabile, infatti, l’esclusione dalla pianificazione di 76 frequenze regionali, con conseguente chiusura di 144 operatori di rete televisivi locali che danno occupazione a oltre duemila lavoratori e che corrispondono a circa un terzo degli operatori di rete locali esistenti e a circa il cinquanta per cento di quelli operanti nelle regioni che si affacciano sulla costa adriatica.
E’ inaccettabile perché tali 144 emittenti televisive locali stanno operando in virtù di diritti di uso delle frequenze rilasciati, per la durata di venti anni, dal Ministero dello Sviluppo Economico, a seguito di gare svoltesi negli anni 2011 – 2012, nelle quali dette emittenti sono risultate utilmente collocate nelle rispettive graduatorie.
E’ inaccettabile perché gli impianti di cui è stata prevista la chiusura sono stati attivati conformemente alle indicazioni contenute nei masterplan del Ministero dello Sviluppo Economico su frequenze regolarmente pianificate dalla Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
E’ inaccettabile perché la problematica della compatibilizzazione radioelettrica con i paesi esteri confinanti è stata posta esclusivamente a carico delle tv locali in piena violazione delle norme che prevedono che almeno un terzo delle frequenze competa alle stesse tv locali.
In alcune regioni come la Puglia, l’Abruzzo, il Molise, le Marche e il Friuli Venezia Giulia la nuova pianificazione non ha addirittura rispettato la riserva del terzo delle frequenze a favore delle tv locali, neppure sotto il profilo meramente quantitativo.
E’ inaccettabile perché la sussistenza o meno delle situazioni interferenziali lamentate dai paesi esteri confinanti non è stata in alcun modo verificata dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Tale verifica sarebbe stata sicuramente opportuna e necessaria stante l’eccezionalità di interventi relativi a frequenze assegnate dallo Stato per venti anni.
E’ inaccettabile perché vi sono situazioni dove si vogliono disattivare impianti che, ad oggi, anche a seguito di adeguati interventi tecnici di compatibilizzazione, non causano problematiche interferenziali.
E’ inaccettabile perché le misure compensative previste dalla legge di stabilità 2015 per la dismissione volontaria degli impianti, sono di importi assolutamente irrisori, e, comunque, largamente inferiori a quelli degli investimenti operati dalle imprese per la transizione al digitale.
Tali importi, peraltro, concorrono a formare il risultato di esercizio del bilancio di impresa che, qualora di segno positivo, è soggetto a imposizione fiscale.
E’ inaccettabile perché le frequenze dell’ex beauty contest che a breve dovranno essere pianificate per la diffusione di contenuti televisivi locali, potranno essere esercite al massimo per i prossimi tre-quattro anni.
L’esclusione dalla pianificazione di 76 frequenze regionali, con la conseguente chiusura di 144 operatori di rete televisivi locali viene motivata come provvedimento indifferibile a carattere emergenziale, finalizzato al recupero della credibilità internazionale dell’Italia, messa in discussione dalle situazioni interferenziali in atto con i paesi esteri confinanti.
Noi riteniamo, però, che insieme alla credibilità internazionale debba essere tutelata anche la credibilità dello Stato nei confronti dei propri cittadini e che la sostanziale revoca di assegnazioni frequenziali appena rilasciate per venti anni non va certamente in questa direzione.
E’, inoltre, inaccettabile la scelta di relegare l’emittenza televisiva locale a svolgere l’attività di fornitore di servizi di media audiovisivi senza che, allo stesso tempo, siano attive reti tecnicamente idonee a veicolare i contenuti nei diversi ambiti territoriali nei quali le tv locali operano.
La previsione di graduatorie per accedere alla capacità trasmissiva degli operatori di rete e per ottenere l’attribuzione di nuove numerazioni lcn, con validità di solo tre anni e basate su criteri in alcuni casi inidonei, come, ad esempio, quello degli indici di ascolto, conferma l’inadeguatezza del progetto definito con la legge di stabilità 2015.
E’ evidente, infatti, che rimettere in discussione ogni tre anni le assegnazioni della capacità trasmissiva e le attribuzioni delle numerazioni lcn renda insostenibile ogni impegno e investimento nell’emittenza locale.
In ogni caso, Aeranti-Corallo ritiene che la legge di stabilità 2015 debba essere modificata sopprimendo la previsione dell’utilizzo di tali graduatorie ai fini di un nuovo piano di attribuzione delle numerazioni dell’ordinamento automatico dei canali della tv digitale terrestre.
E’ evidente, infatti, che dopo cinque anni di utilizzo delle attuali numerazioni, ogni eventuale variazione sarebbe estremamente penalizzante per tutte le tv locali.
In caso di modifica delle numerazioni le trasmissioni di ogni tv locale non sarebbero, infatti, più ricevibili fino alla risintonizzazione dei televisori e dei decoder ubicati nell’area di operatività della tv stessa.
L’unica via percorribile appare, pertanto, quella di un intervento legislativo immediato, che recepisca, in una norma di rango primario, quanto stabilito dal primo piano di numerazione di cui alla delibera n. 366/10/CONS dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nell’ambito del quale l’emittenza locale ha trovato collocazione adeguata. Tale intervento garantirebbe stabilità e certezze al settore, almeno fino a quando non si svilupperà adeguatamente il nuovo standard Dvb-t2.
Sembra, invece, avviata verso una soluzione la problematica della determinazione degli importi dovuti per i diritti amministrativi relativi all’attività di operatore di rete in ambito locale e per i contributi relativi all’uso delle frequenze di diffusione e di collegamento.
Il Disegno di legge Europea 2014, approvato nelle scorse settimane dalla Camera dei Deputati e, attualmente, all’esame del Senato, ridefinisce, infatti, gli importi dei diritti amministrativi e dei contributi per l’uso delle frequenze di collegamento in una misura compatibile con le dimensioni patrimoniali degli operatori di rete locali.
E’, pertanto, auspicabile l’approvazione definitiva di tale provvedimento, così come la determinazione definitiva dei contributi per l’uso delle frequenze di diffusione con riferimento all’uno per cento del fatturato degli operatori.
Occorrerebbe, inoltre, al fine di evitare incertezze alle imprese in sede di redazione dei propri bilanci, che l’Autorità definisca i criteri per la realizzazione della separazione contabile da parte dei soggetti che svolgono sia l’attività di operatore di rete, sia l’attività di fornitore di servizi di media audiovisivi.
Sarebbe anche importante, nell’ottica di una semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese, che l’Autorità stabilisca, al più presto, le modalità per la compilazione del registro dei programmi in formato elettronico come previsto dal Regolamento sulla televisione digitale terrestre.
E’, infine, assolutamente necessario che gli operatori di rete locali vengano liberati dagli attuali limiti relativi alla tipologia di contenuti irradiabili e possano, pertanto, svolgere liberamente la propria attività imprenditoriale, diffondendo anche contenuti nazionali, in ossequio al principio della neutralità tecnologica.
La radio
Passando alla radiofonia, Aeranti-Corallo sollecita maggiore attenzione alle problematiche del comparto, spesso trascurato.
La radiofonia sta scontando, infatti, un grande ritardo nella evoluzione tecnologica.
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha, recentemente esteso alle regioni Umbria e Valle D’Aosta, nonché alle province di Torino e di Cuneo, il progetto pilota avviato, negli scorsi anni, nelle province di Trento e di Bolzano, per le trasmissioni radiofoniche digitali terrestri.
Il progetto pilota di Trento e di Bolzano, nell’ambito del quale l’emittenza radiofonica locale ha attivato tre mux, è stato fondamentale per verificare tutte le problematiche che presenta l’avvio della nuova tecnologia e, in particolare:
– le modalità di realizzazione delle reti;
– la capacità delle emittenti di realizzare contenuti specifici per il nuovo contesto digitale;
– lo sviluppo del mercato dei ricevitori;
– la funzionalità del modello della società consortile definito dall’Autorità per lo svolgimento dell’attività di operatore di rete.
I progetti pilota dell’Umbria e della Valle D’Aosta e delle province di Torino e di Cuneo, nell’ambito dei quali l’emittenza radiofonica locale ha complessivamente costituito sei società consortili per lo svolgimento dell’attività di operatore di rete, permetteranno un ulteriore approfondimento di tali problematiche.
E’ evidente, però, che l’avvio delle trasmissioni radiofoniche digitali in altre aree del Paese sarà possibile solo in presenza di una quantità di risorse frequenziali e di una pianificazione che permettano ad ogni soggetto interessato, locale e nazionale, avente titolo, di poter effettivamente accedere alla nuova tecnologia trasmissiva a parità di condizioni con tutti gli operatori.
Secondo le previsioni regolamentari dell’Autorità, è necessaria la disponibilità di tre frequenze nazionali e fino a undici frequenze locali per ogni bacino pianificato.
Ad oggi, tuttavia, tale disponibilità sussiste solo nelle aree oggetto dei progetti pilota e in poche altre zone, mentre, nella maggior parte delle regioni è disponibile esclusivamente il canale 12, al quale, come noto, corrispondono solo quattro blocchi di frequenze.
Al fine dello sviluppo della nuova tecnologia è, quindi, indispensabile acquisire ulteriori risorse come il canale 13, attualmente attribuito ad altri servizi dal Piano di ripartizione delle frequenze.
La disponibilità del canale 13, cui corrispondono sei blocchi di frequenze, è, a parere di Aeranti-Corallo, pregiudiziale alla definizione della pianificazione su base nazionale e all’avvio del digitale sull’intero territorio del nostro paese.
E’, inoltre, evidente che lo sviluppo della radiofonia digitale sarà condizionato dai tempi di diffusione dei ricevitori.
Per questo la ARD – Associazione per la Radiofonia Digitale in Italia, di cui Aeranti-Corallo è tra i soci fondatori, ha definito una serie di requisiti minimi per i ricevitori radiofonici digitali, con l’obiettivo di proporre alle aziende manifatturiere la produzione dei ricevitori stessi sulla base di tali requisiti.
I ricevitori, così prodotti, vengono contraddistinti con il marchio “Ard”, consistente in un bollino di diverso colore in base alla tipologia dei requisiti adottati.
E’, in ogni caso, molto importante che le imprese radiofoniche locali estendano la diffusione dei propri programmi anche attraverso tutte le nuove piattaforme diffusive, come il digitale televisivo e il web, e che rendano disponibili i propri contenuti anche attraverso i tablet e gli smartphone.
Sul tema degli ascolti radiofonici, proseguono, frattanto i lavori del tavolo tecnico istituito dalla Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Quest’ultima, dovrebbe rendere disponibile nei prossimi giorni un primo schema di linee guida per la individuazione di una organizzazione sistematica della rilevazione degli indici dell’ascolto radiofonico che garantisca la correttezza, la trasparenza, l’equità e l’indipendenza della ricerca.
In tale sede Aeranti-Corallo ha evidenziato l’esigenza di una governance impostata in modo tale che ogni decisione circa la metodologia dell’indagine e i relativi costi debba essere necessariamente assunta con la condivisione di tutte le componenti del comparto (emittenza locale e emittenza nazionale).
Non bisogna dimenticare, infatti, che la radiofonia locale ha oltre 21 milioni di ascolti lordi nel giorno medio (dati Radiomonitor anno 2014) e che in alcune regioni vi è una radio locale che ha più ascolti di ogni radio nazionale.
Sempre sul fronte radiofonico, occorre, infine, che il Ministero dello Sviluppo Economico tuteli le imprese radiofoniche legittimamente operanti da decenni dalle contestazioni di alcuni Paesi esteri confinanti, formulate sulla base del Piano delle frequenze di Ginevra del 1984, mai ratificato dall’Italia e, quindi, privo di efficacia nei confronti delle emittenti italiane.
Le risorse per l’attività radiotelevisiva locale
Il futuro dell’emittenza locale è strettamente legato alla quantità di risorse di cui la stessa potrà disporre. In particolare, sono assolutamente necessarie, nell’immediato, come da tempo richiesto da Aeranti-Corallo, norme di indirizzo del mercato pubblicitario, come sgravi d’imposta per le aziende che acquistano spazi pubblicitari sulla emittenza locale.
Al riguardo, occorre considerare che la pubblicità attraverso le emittenti radiofoniche e televisive locali è una delle principali forme per la conoscenza dei prodotti e dei servizi delle piccole e delle medie imprese, sicché un sostegno statale a tale tipologia di investimento pubblicitario non è solo un sostegno alle imprese radiotelevisive, ma costituisce anche un elemento propulsivo per la ripresa dei consumi, tanto auspicata ad ogni livello.
Passando ai contributi annualmente erogati dal Ministero dello Sviluppo economico a favore dell’emittenza locale – 85% per le tv locali e il 15% per la radiofonia – Aeranti-Corallo sollecita un adeguato stabile rifinanziamento, che permetta al settore di fruire di un sostegno statale costante nel tempo.
Con specifico riferimento al comparto televisivo, Aeranti-Corallo sollecita l’adozione del bando per le misure di sostegno per l’anno 2015, il cui termine di emanazione è scaduto il 31 gennaio scorso.
Per quanto riguarda, invece, le misure di sostegno per la radiofonia locale, è necessario che vengano completate le procedure per il riconoscimento dei contributi relativi agli anni 2013 e 2014.
Con riferimento alle provvidenze editoria previste per le radio e per le tv locali, Aeranti-Corallo chiede che la Presidenza del Consiglio dei Ministri sblocchi al più presto il pagamento dei crediti vantati dalle imprese per i rimborsi relativi ai costi di energia elettrica e di collegamento satellitare per gli anni 2007 e 2008.
Molte imprese hanno, recentemente, intrapreso azioni giudiziali per ottenere tali pagamenti, ma è, comunque, auspicabile una rapida soluzione, anche transattiva, della problematica che consenta di porre fine a tale contenzioso.
Riteniamo, infine, necessaria una revisione dei testi delle licenze Siae per l’utilizzazione del repertorio musicale da parte delle imprese radiotelevisive locali, al fine di armonizzare le stesse con le problematiche emerse in conseguenza dell’evoluzione tecnologica e della transizione al digitale.
L’attività di informazione dell’emittenza locale
L’informazione sul territorio rappresenta il cuore dell’attività radiotelevisiva locale. I microfoni e le telecamere dell’emittenza locale, da quasi quarant’anni, hanno creato un indissolubile contatto tra i cittadini e il loro territorio, affrontando e raccontando tutti i temi di attualità, politica, cronaca e sport legati al contesto locale.
I rapporti di lavoro giornalistico delle emittenti radiofoniche e televisive locali sono oltre duemila, di cui oltre millecinquecento disciplinati dal Contratto nazionale collettivo stipulato tra Aeranti-Corallo e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana nell’ottobre 2000 e rinnovato, da ultimo, nel gennaio 2010.
In questo contesto, occorre anche riflettere sull’opportunità di ridisegnare il ruolo dell’emittenza locale nell’informazione sul territorio, valutando l’opportunità di affidare alle radio e alle televisioni locali la concessione del Servizio Pubblico a livello regionale e provinciale, quando nel 2016 tale concessione dovrà essere rinnovata.
Conclusioni
In conclusione, Aeranti-Corallo sollecita un progetto strutturale per l’emittenza locale che permetta di superare l’attuale momento di grande difficoltà, riaffermi il ruolo centrale del comparto nel sistema radiotelevisivo italiano, dia certezze alle imprese e favorisca la ripresa del mercato pubblicitario.
Occorre però, allo stesso tempo, che l’emittenza locale riacquisti fiducia in sé stessa e abbia la capacità di rimettersi in gioco nel contesto delle nuove sfide multimediali; in un mondo sempre più globalizzato vi sarà, comunque, una forte esigenza di locale per conoscere e per essere informati su tutto ciò che riguarda il proprio territorio. Ecco perché l’emittenza locale deve sviluppare ulteriormente la propria presenza sulle nuove piattaforme tecnologiche; deve affiancare alla trasmissione terrestre tradizionale, la diffusione attraverso il web; deve rendere disponibili i propri contenuti anche tramite tablet e smartphone; deve integrare la propria offerta attraverso l’uso sinergico dei social network; deve prepararsi fin d’ora per l’utilizzazione della banda larga.
Il tutto con l’obiettivo di trasformare l’ormai vecchio modello di emittente locale in quello di azienda multimediale del relativo territorio.
Aeranti-Corallo, dal canto suo, continuerà a battersi, ad ogni livello, italiano ed europeo, per tutelare gli spazi e il ruolo dell’emittenza locale e con essi, il pluralismo dell’informazione nel nostro Paese.